Il guardiano della musica Bassini, poeta al piano

Pensate a ciò che avete di più prezioso al mondo, e alle cure e all’apprensione che ci mettete per conservarlo e proteggerlo. Piero Bassini – domani sera alle 21, al Centro Formazione Musicale (ingresso a euro 12; euro 8 per i soci del Cfm e del “67 Jazz Club Varese”) con Giorgio Muresu al contrabbasso e Luca Mezzadri alla batteria – tratta il jazz come se fosse l’ultima musica su questa Terra.

La deve difendere da quella che lui definisce una “mentalità di tipo feudale” del panorama concertistico italiano. Per farlo, la corteggia quotidianamente al pianoforte, lo strumento che conosce sin da bambino e al quale regala tutto il suo tempo. È un uomo di muscoli e cuore, Bassini. Un artista che usa i nervi, quasi a sfaldarli, per poi rifugiarsi nella culla della sua anima e passare da “Stella By Starlight” ad “un tema e sei variazioni” per ricordare che Nuovo e Vecchio Continente si sono sempre incontrati, sfidati, anche capiti. Afro-americano e colto-europeo: è questo il jazz che ha fatto saltare il pubblico sulle sedie dell’Università Statale di Milano, negli anni Settanta, quando tra i nuovi talenti si presenta Piero (nasce a Codogno nel 1952).

Definito “uno dei quattro pilastri del jazz italiano” – con Giorgio Gaslini, Franco D’Andrea ed Enrico Pieranunzi, anche loro pianisti – Piero non accetta né il lato commerciale dell’arte, né la mentalità che muove questi meccanismi.

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