Il killer della camorra si nascondeva a Tradate

Scattano le manette ai polsi di Luigi Di Domenico, uno dei responsabili dell’omicidio Latino

Killer della camorra arrestato a Tradate: gli uomini della squadra mobile di Caserta, in collaborazione con i poliziotti della Mobile di Varese, hanno fatto scattare le manette l’altro ieri sera. Ora , 42 anni, uno dei killer di San Valentino si trova in carcere. Era stato condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio di , ucciso a 22 anni il 14 febbraio del 2001 nel corso della sanguinosa faida che, tra la metà degli anni novanta e i primi anni duemila, contrappose a Marcianise (Caserta), il clan Belforte e quello dei Piccolo.

Di Domenico, 42 anni, napoletano, appartenente al clan Belforte, si era rifugiato a Tradate per sfuggire a eventuali vendette da parte del clan rivale. Gli uomini della polizia di Stato sapevano perfettamente dove trovarlo. La scelta di Tradate non sarebbe stata casuale per lui: il killer ha delle conoscenze nel Basso Varesotto.

Le indagini sul delitto Latino furono realizzate dalla squadra Mobile di Caserta e si avvalsero delle testimonianze di alcuni importanti collaboratori di giustizia del clan Belforte, come e , che indicarono Di Domenico come uno degli esecutori materiali del delitto. Il pregiudicato fece fuoco verso il 22enne con una mitraglietta Skorpion, al fine di agevolare il clan camorristico Belforte. Di qui l’aggravante del metodo mafioso.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli, su richiesta della procura generale del capoluogo campano. Di Domenico era stato condannato a 30 anni di carcere il 3 novembre 2015 con sentenza emessa dal gup del Tribunale di Napoli, confermata poi dalla Corte d’assise d’appello. Per lui le accuse sono di omicidio premeditato, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da guerra ed armi comuni da sparo. Di Domenico attenderà quindi in carcere l’esito del ricorso in Cassazione, terzo e ultimo grado di giudizio, che certamente i suoi legali presenteranno.

Probabilmente con l’approssimarsi della sentenza definitiva i giudici napoletani hanno ritenuto opportuno applicare la misura di custodia cautelare in carcere molto probabilmente guardando in primo luogo al pericolo di fuga rispetto al rischio di inquinamento delle prove (siamo già al secondo grado di giudizio) o al pericolo di reiterazione del reato visto che la presenza tradatese di Di Domenico veniva monitorata. Il killer l’altro non ha opposto alcuna resistenza quando i poliziotti lo hanno raggiunto nella sua abitazione di Tradate facendo scattare le manette.