Un Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom Cgil, dialogante e per nulla sulle barricate quello che abbiamo intervistato ieri, mentre si trovava su un treno diretto a Milano. L’argomento della conversazione non poteva che essere quello della delicata vertenza Whirlpool Indesit, che culminerà il 12 giugno con uno sciopero di otto ore e una manifestazione nazionale che si terrà a Varese.
L’azienda ha convocato i sindacati giovedì a Firenze e il sindacato si è spaccato; la Fiom ha accettato di sedere al tavolo, mentre Fim, Uilm e Ugl non si presenteranno.
«Andiamo a quel tavolo perché facciamo il nostro mestiere di sindacato – afferma Landini – l’azienda ha presentato un piano che contiene sia investimenti che chiusure di stabilimenti e licenziamenti; fare sindacato significa andare a tutti i tavoli per entrare nel merito dei problemi e tentare di sciogliere tutte le contraddizioni contenute nel piano industriale».
La decisione di convocare una riunione con i sindacati per il 28 maggio a Firenze è stata un’iniziativa di Whirlpool,
che va oltre il tavolo convocato al Ministero dello Sviluppo Economico; il Governo che ruolo può giocare?
«Il ruolo del Governo è molto importante e non vedo il tavolo del 28 maggio come alternativo a quello aperto al ministero – sottolinea il leader della Fiom – L’obiettivo del resto è comune ed è quello di rafforzare l’industria dell’elettrodomestico in Italia sia a livello produttivo che di progetti; credo che sia interesse anche del Governo arrivare a questo risultato, senza che per questo si debbano chiudere degli stabilimenti o che si debbano licenziare lavoratori».
Intanto, la convocazione del tavolo fiorentino ha provocato una frattura sindacale. «Rispetto chi non verrà all’incontro del 28, ma trovo sbagliato non andare ai tavoli perché si perde un’occasione per entrare nel merito del piano; in ogni caso per fare un accordo quello che conta è il consenso dei lavoratori» dichiara Landini, che indica la strada che a suo giudizio è quella migliore da seguire per uscire dall’attuale situazione di stallo.
«Bisogna approfondire ogni singolo aspetto del piano – propone il segretario della Fiom – valutare la missione di ciascun stabilimento e trovare il giusto equilibrio; i 500 milioni di euro d’investimento contenuti nel piano che ovviamente non possono essere barattati con le chiusure di stabilimenti, senza dimenticare che il contesto generale in cui ci muoviamo non è solo italiano perché Whirlpool è un gruppo internazionale».
Landini non vede rischi di divisioni tra operai e impiegati e tra lavoratori dei diversi stabilimenti del gruppo. «In tanti anni ho imparato a conoscere i metalmeccanici, sia gli operai che gli impiegati – spiega – sono molto intelligenti e alla loro intelligenza mi rivolgo; abbiamo sempre trovato la sintesi giusta per evitare rotture e così sarà anche stavolta, scongiurando contrapposizioni tra stabilimenti e territori».
Giriamo al leader della Fiom, la provocazione lanciata ieri sul nostro giornale dall’ex capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni, secondo il quale è l’eccessiva tassazione che grava sulle imprese a far scappare le aziende dall’Italia.
«Che ci siano dei problemi come ad esempio l’eccessiva burocrazia è fuor di dubbio – replica Landini – ma non mi pare sia il caso di Whirlpool che è da anni che opera in Italia e che era ben consapevole della situazione quando ha acquistato Indesit». Il segretario della Fiom sarà a Varese il 12 giugno per la manifestazione di protesta nazionale del gruppo; non è una contraddizione sedersi giovedì al tavolo con l’azienda?
«Lotta e trattativa non sono assolutamente in contraddizione – replica Landini – anzi devono procedere di pari passo, soprattutto in questa fase dove c’è da difendere l’interesse dei lavoratori ed evitare la chiusura di stabilimenti». La scelta di organizzare la manifestazione nazionale a Varese non è stata casuale. «Cassinetta rappresenta il punto di riferimento del gruppo e noi vogliamo portare il livello della contrattazione al più alto livello possibile» conclude il numero uno della Fiom.