Gallarate I terroristi sotto casa. L’appartamento di via Dubini 3 torna sotto i riflettori: il ritorno in Italia di due tunisini accusati di terrorismo internazionale e detenuti a Guantanamo, potrà fare nuovamente luce sul covo gallaratese a due passi dall’ospedale, scoperto nel 2001 dalla Digos. Nella notte di lunedì sono stati infatti riportati al carcere di Opera i presunti terroristi Mohamed Ben Riadh Nasri e Adel Ben Mabruk, a disposizione dei magistrati milanesi che conducono l’inchiesta sulla pianificazione di una serie di attentati ad obiettivi quali il Duomo e la metropolitana.
Nell’indagine rientra anche Gallarate, l’ormai celebre appartamento di via Dubini 3, una delle basi d’appoggio per far alloggiare i mujaheddin, i potenziali kamikaze da impegnare in azioni terroristiche o nei fronti di guerra del radicalismo islamico come l’Afghanistan.
Secondo l’accusa, i due avrebbero organizzato una cellula del «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento», legato ad Al Qaeda, con il compito di favorire l’immigrazione clandestina con la produzione di documenti falsi di persone candidabili per azioni suicide.
Nasri, 43 anni, alias Abou Doujana, è ritenuto il promotore del gruppo: organizzava e finanziava il rientro dei mujaheddin a Milano, procurando documenti di viaggio e di identità e facendoli alloggiare in una serie di appartamenti a disposizione, tra cui quello di via Dubini 3 a Gallarate.
L’organizzazione pagava l’affitto degli stessi appartamenti dove transitavano i vertici del gruppo (tra gli altri Riabi Zied, già combattente in Afghanistan e ucciso dall’esercito algerino nel 2006, e Auoadi Mohammed Ben Belgacem, condannato nel 2002 e attualmente ricercato dall’Interpol) o i clandestini e dove si detenevano documenti falsi e materiale di propaganda ideologica.
f.artina
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