È un Natale sottotono, quello che si percepisce nell’aria a Varese. Certo, siamo stati a condurre la nostra inchiesta per le vie del centro un mercoledì pomeriggio lavorativo e scolastico, non un sabato o una domenica: ma a cinque giorni dalla festa più importante dell’anno camminare in una città semideserta fa un po’ male al cuore. Nonostante si senta che è Natale, nonostante lo si intuisca dagli addobbi e dalle vetrofanie, dai due magnifici alberi cittadini – quello di Piazza Montegrappa e quello di Piazza della Repubblica – dal freddo che non invita propriamente ad uscire di casa, vien voglia di dire: ma che Natale è, così silenzioso, così stranamente contenuto?
Sicuramente un Natale dove si respira aria di crisi, quest’anno avvertita particolarmente dagli addetti ai lavori. I primi a confermarci questa sensazione sono gli amici di Brumana, in corso Moro. «Un Natale un po’ fiacco, che non ha nulla a che vedere con quello dell’anno scorso, che ci ricordiamo molto più vivo e non solo per la nostra personale rinascita: basta guardare fuori la poca gente per strada».
Anche le vicine camiciaie di Nara non sono soddisfatte: «Arriva davvero poca gente. Entrano, guardano, provano ma non comprano. È il peggior Natale degli ultimi anni: la prima cosa che fanno è chiedere quando iniziano i saldi. E poi raccontano di aver fretta, che scade il parcheggio, e lì fuori gli ausiliari del traffico sono raddoppiati, sembra proprio che in questi giorni saltino fuori dappertutto. I clienti, quelli che resistono, fanno la toccata e fuga, e capita sempre più spesso che comprino male per la fretta di scappare via»: e mentre racconta indica i resi. «D’altra parte i centri commerciali fuori dal centro cittadino sono luoghi caldi, dove parcheggiare non costa nulla e si ha tutto a portata di mano: cosa volere di più dalla vita?».
Per fortuna c’è anche qualche dato positivo: nei negozi di intimo la crisi non si vede proprio, da Feltrinelli una lunga coda alla cassa dimostra che il bosino sotto Natale resta affezionato al più classico dei doni (e non c’è nulla da fare, inutile paragonare una vera libreria agli scaffali di un supermercato) e da Figini il target della clientela è troppo legato al marchio varesino e alle quattro generazioni che rappresenta per farsi impressionare dai parcheggi a pagamento.
«Iniziamo le vendite natalizie l’ultima domenica di novembre -spiega – anche se il grande lavoro parte dall’Immacolata. Abbiamo gente che lascia una busta e fa il regalo alla persona cara come una volta, offrendole la facoltà di scegliere le scarpe quando e come vuole». Un mercato che resiste, fortunatamente, «anche se la gente negli ultimi tempi è molto disorientata dal Black Friday, che destabilizza le tradizioni dei saldi classici ed effettivamente arriva a chiedere sconti quando non è periodo, Natale compreso».
In Corso Matteotti si respira un’altra sensazione di vuoto: a parte le preziose luminarie, c’è proprio poca vita. «È un Natale “rilassato” in negativo – conferma lo storico fioraio “Ave”, – Si sente che manca, quest’anno, lo spirito natalizio: sia in senso spirituale sia dal punto di vista commerciale».