Il milionario russo si difende «Contro di me soltanto falsità»

Viggiù – Per parlare con i giornalisti ha scelto di indossare una canottiera e un paio di pantaloni militari. Andrej Spiridonov, 41 anni, assistito dagli avvocati varesini Enzo Andrea Cosentino e Andrea Boni, ha voluto togliere ogni dubbio sull’infondatezza delle accuse da cui è stato bersagliato: aver causato un danno di 11 milioni alla Russia. La polizia russa ha mandato avanti un mandato di cattura internazionale. «E’ un complotto – dice Spiridonov – Hanno organizzato tutto questo a causa di una trattativa fallita con un amico di Putin, che poi ha corrotto la polizia russa, dandole dei soldi per farmi arrestare. Siamo indagati per frode, il che è un’accusa sparata grossa».

Spiridonov si definisce un imprenditore. Tutt’ora ha un’attività di import-export di mobili, ma nel passato ha gestito anche alcune trattative legate a commercio di valvole e impianti per l’estrazione del petrolio con un «amico di Putin», conosciuto a Lugano nel 2009. «Io dovevo metterci i soldi (un patrimonio della famiglia di petrolieri), loro i contatti in Venezuela – dice – Ma alla fine io ho messo un milione e cinquecentomila euro e loro se li sono tenuti.

Sono stato io il primo a denunciarli per riaverli indietro nel 2010. E poi loro hanno perseguito me, pagando la polizia russa 500 mila euro».
Gli avvocati hanno studiato la documentazione ricevuta dalla russia e hanno visto che contiene parecchi errori, a partire dal cambio degli importi: «35 milioni di rubli sono stati tradotti come 11 milioni di euro, mentre equivalgono a un milione di euro». I documenti della moglie di Andrej, Irina Alferova Spiridonova, sono definiti falsi dai Russi, «ma a torto – spiega il legale – Si aggrappano al cognome Alferova che deriva dal primo matrimonio della donna. In più i coniugi Spiridonov sono gli unici due Russi residenti in Italia ad aver ottenuto lo status di rifugiato politico, cosa che di per sé già definisce la gravità della loro situazione».
«Nella cassetta delle lettere della nostra casa di Viggiù (dove i milionari russi vivono in affitto) continuiamo a ricevere lettere anonime con minacce rivolte ai mie figli. Son tre: un bimbo di 9 mesi e due bambine di 5 e 14 anni – continua Spiridonov – Mia moglie è stata minacciata di non riuscire a portare a termine la sua ultima gravidanza. Continuo a cambiare il mio numero di telefono e cambierò anche casa, ma i Russi riescono sempre a rintracciarmi. Le lettere terminano con frasi farneticanti che inneggiano ad Allah».

Spiridonov ha giustificato anche i soldi che aveva in casa (661mila e 500 euro): «provengono dalla vendita di uno stabile in Russia dal valore di un milione di euro. I soldi trovati a Viggiù erano tutti registrati in dogana: l’ultima rata da 200 mila euro era stati portati a casa il 18 luglio, proprio il giorno precedente al mandato di cattura». Gli avvocati hanno spiegato anche che in Russia il conto corrente di Spiridonov è misteriosamente sparito: «Allo sportello gli hanno detto che per l’opposizione non ci sono soldi – dice il legale – ci stiamo muovendo anche per recuperare quei soldi, un patrimonio pari a 4 milioni di euro».
Spiridonov ha dichiarato di «essere un grande capo», di aver  avuto la tessera parlamentare in Russia, tra il 2004 e il 2011, di essere un assistente della Duma. Nonché il presidente di una società politica «il cui errore è stato quello di esporsi troppo». «Hanno tentato di uccidermi nel 2004 perché ero testimone di un omicidio – racconta -Mi hanno accoltellato vicino al cuore, ma sono sopravvissuto».

Spiridonov ha anche un profilo di Facebook. Tra i suoi contatti c’è un amico «anche lui milionario e all’opposizione», che è stato oggetto di minacce. «Segno che chi ha soldi e voglia di fare politica in Russia non ci può stare».
La speranza degli avvocati è quella che il procedimento decada a fronte degli errori che vi sono contenuti.

p.rossetti

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