Una storia intrigante quanto “Il nome della rosa”: un leggendario professore varesino di liceo nei panni di Guglielmo di Baskerville; e il mistero, degno davvero di un romanzo, di cui è permeata la Chiesa dell’Immacolata nella frazione di Oronco al Sacro Monte, all’ingresso della Via Sacra del Rosario.
Succede a Varese in questi giorni: il cavalier , illustre ricercatore storico già docente al classico Cairoli, domenica scorsa ha potuto entrare nella seicentesca chiesetta, di solito chiusa, che era aperta in via straordinaria per le visite devozionali con commento artistico di , in collaborazione con l’associazione Beautiful Varese.
«Ho osservato un dettaglio proprio sopra il portone di ingresso della chiesetta, dirimpetto all’altare. Sotto il grande affresco di Lampugnani che raffigura il Concilio di Trento con i vescovi e i dottori della Chiesa riuniti sotto la guida dello Spirito Santo, è dipinto uno svolazzante cartiglio in latino».
«È evidente che tutta la Chiesa, che ha pianta circolare e otto statue in legno dipinto che guardano l’ingresso, è stata concepita architettonicamente intorno a quelle parole, a dimostrarne l’importanza».
«Un tuffo nel passato, quando le congregazioni dei frati si accapigliavano in pubblico sulla “immacolata concezione” di Maria, che i Francescani vedevano come libera dal peccato originale, mentre i Domenicani erano di parere opposto» dice Talamona.
Alla fine del ‘500 i Francescani a Varese erano numerosissimi, con una confraternita suddivisa in tre rami: i cappuccini, tra i quali Padre Aguggiari incaricato della realizzazione della Via Sacra, che avevano sede in un convento dove c’è la Quiete vicino all’attuale liceo classico; i frati dell’ “osservanza”, di stanza al convento di San Francesco al colle di Biumo; e gli zoccolanti che abitavano al convento dell’Annunciata all’ingresso del Borgo di Varese venendo da Milano. I Francescani erano molto devoti al culto mariano: perciò vollero costruire per prima, all’inizio della Via Sacra sulla antica via che percorrevano i pellegrini che venivano da Brinzio, quella cappella speciale dedicata solo alla Madonna, di cui Sisto IV aveva autorizzato il culto devozionale.
E per dirimere le dispute tra “immacolatisti” e non, fecero apporre il cartiglio che porta il passo del Concilio di Trento che si astiene dal dare ragione ad una posizione o l’altra.
«In effetti sembra in tutto e per tutto una Cappella che precede le altre. Ma straordinario è il fatto che solo due secoli dopo, nel 1854, Pio IX volle dirimere la questione dando ragione ai Francescani e proclamando l’Immacolata Concezione come dogma di fede. Questo aspetto squisitamente mariologico sembra essere totalmente sfuggito agli storici locali: è necessaria una revisione radicale storico-teologica».
Restano da chiarire le motivazioni della scelta delle otto statue di padri e dottori della Chiesa: antichi – come Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Gerolamo, e moderni – San Bernardo e Sant’Anselmo, San Tommaso e San Bonaventura e San Vincenzo Ferreri.
© riproduzione riservata