Il mito di Luigi Russolo. E dell’arte dei rumori

Coniugò la novità del Futurismo e la poesia in un concetto musicale totalmente rivoluzionario

Chissà come deve sembrare silenzioso l’eterno riposo, nel delizioso cimitero di Laveno, al futurista , nato a Portogruaro il 1° maggio 1885 e morto a Cerro il 4 febbraio 1947. Amico di Boccioni, Luigi Russolo aveva ideato l’Intonarumori. A pochi passi dal cimitero, un passaggio a livello e il treno “dall’ampio petto” a gran velocità viene inghiottito dalla montagna, ai piedi del Sasso del Ferro. La musica era già scritta nel destino di Russolo, quartogenito dell’organista del Duomo di Portogruaro, ma sin dai primi anni del ’900, per ricongiungersi con i fratelli maggiori, Giovanni e Antonio (pianista che sarà elogiato da Marinetti stesso) che frequentavano il Conservatorio, si trasferiva nella rumorosa metropoli di Milano.

Alla musica, Luigi Russolo, inizialmente, sceglie la pittura. La sua prima vera occupazione artistica è però l’incisione ed esordisce nel mondo artistico alla mostra annuale del “Bianco e nero”, alla Famiglia Artistica di Milano, dove la sua produzione, di sapore simbolista, cattura l’attenzione dei futuristi Carrà e Boccioni.

Era il 1909 ed era l’anno del celebre “Manifesto del Futurismo” pubblicato, in francese, il 20 febbraio sulla prima pagina di Le Figaro, destinato a avviare una stagione di profondo rinnovamento in tutte le arti, che romperà definitivamente con l’astro dannunziano ma anche con le biblioteche a cui Marinetti incitava, nel Manifesto, a dare fuoco, simbolo di “immobilità penosa” e di “sonno”.

L’incontro fra gli intellettuali Marinetti, Boccioni, Severini, Carrà e Russolo produsse la redazione del “Manifesto dei pittori futuristi” e il “Manifesto tecnico della pittura futurista”, l’11 aprile 1910, che, allo stesso modo del “Manifesto tecnico della letteratura futurista” guarda all’applicazione effettiva dei principi affermati con forza. Russolo è ormai un futurista e partecipa, attivamente, alle esposizioni in Italia e all’estero. Nel frattempo, l’11 ottobre del 1910, il pescarese Francesco Balilla Pratella aveva scritto il “Manifesto

dei Musicisti futuristi” e l’11 marzo 1911 ecco il “Manifesto tecnico della musica futurista”. Esattamente due anni dopo, al termine della serata futurista al Teatro Costanzi dove Pratella dirige la “Musica futurista”, Luigi Russolo gli dedica una lettera-manifesto “L’arte dei rumori”, summa dei suoi studi anche successivi come “suono-rumore”, “enarmonismo” e gli strumenti concepiti per eseguire quei suoni: gli intonarumori, che vengono brevettati a Milano, l’11 gennaio 1914, pochi mesi prima dello scoppio, in tutti i sensi, della Prima Guerra Mondiale.

A partire da questo momento, l’attività artistica di Luigi Russolo non sarà più pittorica. L’importante rivista Lacerba gli pubblica l’articolo “Gli intonarumori futuristi” e “Conquista totale dell’enarmonismo mediante gli intonarumori futuristi”. Uno “scoppiatore” viene presentato al Teatro Storchi di Modena e, il 21 aprile 1914, Russolo dirige al teatro Dal Verme il “Gran concerto futurista”, l’orchestra è composta da diciotto intonarumori, divisi in gorgogliatori, crepitatori, ululatori, rombatori, sibilatori, ronzatori, stropicciatori e scrosciatori. La reazione della platea è violentissima: scoppiano tafferugli, intervengono le forze dell’ordine. Due giorni dopo, Russolo, all’uscita di un concerto al Conservatorio schiaffeggia un critico musicale che lo denuncia. Nei giorni delle manifestazioni per l’interventismo, Russolo viene arrestato, insieme a Boccioni, Marinetti, Mazza e Piatti e trattenuto a San Vittore per cinque giorni.

Nei primi mesi del 1915 Stravinsky, Prokofiev si incontrano a casa Marinetti per un’audizione degli intonarumori. Russolo si arruola, nel frattempo, nel Battaglione volontari ciclisti e automobilisti in addestramento a Gallarate. Nel settembre 1916 pubblica “L’arte dei rumori” per le Edizioni futuriste di “Poesia”, ma la guerra finisce col perdere quei connotati esaltanti, per diventare l’immane tragedia, fino al suo ferimento alla testa a Malga Camperona, sul Grappa che lo costringe ad una lunga convalescenza. Dopo la guerra, Russolo brevetta e realizza l’arco enarmonico e partecipa, con il rumorarmonio, a numerosi spettacoli a Parigi, a Torino e a Milano.

Nel 1932 è in Spagna, nei pressi di Terragona, applicando i suoi studi nei campi più diversi: dallo yoga, al sonnambulismo, alla filosofia orientale, il magnetismo, l’agopuntura, lo sdoppiamento del corpo.

Una volta rientrato in Italia, sceglie il buen ritiro di Cerro di Laveno sul Lago Maggiore, dove riprende la pittura, circondato dall’affetto della moglie, l’insegnante Maria Zanovello e un importante gruppo di letterati, musicisti e pittori, tra cui Mario Aubel, Boris Georgiev, Innocente Salvini. Luigi Russolo lascia solo un’opera incompiuta: il trattato “Dialoghi tra l’io e l’anima”, prima di morire, dopo un’altra tragica guerra, nel 1947.