Miti e leggende sono l’humus di ogni civiltà. E tramandare queste memorie, che si perdono nel tempo, rappresenta quel grandissimo patrimonio orale di una comunità.
Oltre a soddisfare, più prosaicamente, la curiosità di tutti noi. Ecco alcune leggende del nostro territorio, raccolte e proposte con “La Varese Nascosta” da Paola Molinari.
Tanti anni fa ad Angera, in una casetta non lontana dal lago, abitava un pescatore con la moglie e i suoi bambini.
Una mattina, dopo giorni e giorni di pioggia era finalmente uscito un bel sole, il bambino chiese alla mamma il permesso di andare al lago con la sorellina. “No, bambini, non potete andare, disse la madre, lo sapete che è pericoloso stare sulla riva”.
Infatti, in quel tempo, viveva nel lago, dove l´acqua è più profonda, un enorme serpente che, ogni tanto, dopo aver raggiunto la riva avvolto in una nuvola nera, soffiava sui bambini il suo alito rovente e poi se li mangiava in un boccone.
Ma c’era un cielo così chiaro quel giorno e l´orizzonte era tanto limpido che i due fratellini finirono per ottenere il permesso di attraversare il boschetto di querce e di raggiungere la riva. Il lago splendeva e nell’acqua trasparente si vedevano guizzare fra le erbe del fondo tanti pesciolini d’argento.
I bambini erano così intenti a guardarli che non si accorsero di un nuvolone nero che avanzava verso di loro finché il sole non ne fu oscurato.
Passò nell´aria un brivido freddo che fece alzare gli occhi al bambino: dalla nuvola nera usciva una lingua di fiamma.
“Scappiamo, scappiamo, c’è il drago!” gridò alla sorellina. La prese per mano e corsero insieme verso il boschetto. Ma il mostro del lago, che ormai aveva raggiunto la riva, cominciò a soffiare su di loro il suo alito rovente.
Riparati dietro il tronco di una grande quercia i due bambini, tremanti di paura, sentivano le foglie crepitare per il terribile calore, mentre rami infuocati cadevano tutt’intorno, rischiarando per un attimo il buio. Di lì a poco anche la quercia sarebbe stata incenerita dalle fiamme che uscivano fischiando dalle narici del drago.
Ma, all’improvviso, si sentì uno scalpitio di cavalli, poi al bagliore degli incendi si videro luccicare gli elmi e gli scudi di un gruppo di armati.
Li guidava un cavaliere che avanzava al galoppo con la spada sguainata: era Uberto Visconti, il guerriero più coraggioso di quei tempi.
Uberto si slanciò contro il drago e scomparve nel buio. Giungeva dal lago il rumore della battaglia: bang bang, risuonava la spada sulle squame del serpente, swiss splash, rispondeva il mostro con fischi e colpi di coda. Poi un gran tonfo e, dopo, il silenzio.
“Fratellino, disse la bambina che teneva gli occhi chiusi per lo spavento, guarda tu che io non ne ho il coraggio.”
“Apri gli occhi, sorellina, gridò esultante il bambino, è tornato il sole!”
E infatti il cielo era di nuovo limpido e il sole faceva risplendere l’elmo e la spada di Uberto che usciva vincitore dal lago.
Da quel giorno il serpente apparve soltanto sulle armi dei Visconti e i bambini di Angera tornarono a giocare tranquillamente sulla riva.
Fonte:
“L’Albero del Tempo” di Franca Nobili, Ediz. Amministrazione Comunale di Angera, 2003.
Nella provincia di Varese, più precisamente nel paese di Biandronno, si racconta di due spettri che sarebbero presenti nella Villa Borghi, oggi di proprietà comunale, ma un tempo appartenuta alla famiglia Borghi, proprietaria di importanti industrie manifatturiere, di macchine a vapore in particolare.
Questa storia ha preso nuovo vigore nel 2012, quando un fotografo dilettante, che è voluto rimanere anonimo, ha scattato alcune fotografie a Villa Borghi, per una mostra che stava organizzando.
Ignoto ha scritto:
La mattina del 20 ottobre mi trovavo insieme agli amici di Fotofficina alla Villa Borghi di Biandronno. Impegnato nell’organizzazione della mostra Oltre_12 la fotografia, ho scattato alcune fotografie della villa per poterle utilizzare nella realizzazione del sito internet http://www.oltrelafotografia.it.
Dopo aver scaricato le foto sul pc mi sono accorto (per la verità non l’ho notato subito, ma dopo qualche giorno, durante la post produzione della foto) che in una delle finestre appariva una sagoma in trasparenza (qui sulla sinistra). Ho guardato e riguardato questa foto, ma senza darmi spiegazioni logiche.
Così Carlo Carcano, uno scrittore e studioso locale, appassionato di misteri ed aneddoti della provincia di Varese, nel 2012 scriveva sulla rivista Due Laghi, a proposito di questa tragica vicenda:
Ancora una volta è il lago varesino ad essere ambientazione ideale per una storia legata ai fantasmi.
Vicenda che risale ai primi anni dell’800 e che vede protagonisti Luigi Borghi e sua moglie, l’inglese Margaret Doyle.
I fantasmi dei due sposi continuerebbero ad abitare anche nei giorni nostri le stanze della villa affacciata sul lago.
Presenze che sarebbero rintracciabili attraverso i tipici segnali degli spettri, come porte aperte, strani refoli di vento, luci lasciate accese e strane eco.
Luigi viene mandato a Manchester ad apprendere il funzionamento delle macchine a vapore e qui conosce Margaret Doyle che sposerà e porterà in Italia.
La famiglia commissiona al famoso architetto Cesa Bianchi la costruzione di Villa Borghi a Biandronno che diventerà la residenza dei due giovani sposi. La felicità dura purtroppo poco; durante le lunghe assenze per lavoro di Luigi, Margaret fa lunghe passeggiate a cavallo, accompagnata da un giovane stalliere del luogo.
In paese cominciano a circolare voci ed insinuazioni sull’infedeltà coniugale di Margaret, alle quali Luigi Borghi dà credito fino a ripudiare la moglie.
Dai sospetti alla tragedia il passo è breve: il mattino in cui Margaret sarebbe dovuta andare via per sempre, Luigi trova un diario nella stanza della moglie e tra le pagine legge il dolore di una donna ingiustamente accusata, lei è ormai andata via, e non potrà mai più tornare: è infatti morta annegata tra le acque scure del lago di Biandronno, che non la restituirà più.
Dopo alcuni anni, Luigi sconvolto dal dolore si toglierà la vita con un colpo di pistola alla gola.
Ancora oggi, l’anima tormentata di Luigi Borghi appare come uno spettro durante la notte, affacciandosi alla finestra della villa che dà sul lago di Varese, come per aspettare di rivedere la propria amata, per svanire poi al sorgere del sole.
Proprio all’alba, ancora oggi, la luce formerebbe sulla superficie del lago la forma dello spettro di Margaret.
I due sposi insomma, sarebbero condannati a non incontrarsi nemmeno da fantasmi, girovagando tristemente nelle stanze della Villa situata nel centro storico di Biandronno. E a spegnersi con la luce nascente del giorno.
Fonte:
http://lamanostorta.altervista.org.