– Il viaggio dietro le sbarre dell’istituto di pena di Opera del sindaco di Jerago con Orago , invitato a confrontarsi con un gruppo di detenuti vicini alla scarcerazione: «Un’esperienza che mi ha arricchito e che mi ha fatto riflettere». Ginelli, che ha raccolto l’invito di , assessore ai servizi sociali del Comune di Cavaria con Premezzo, ma soprattutto “Agente di Rete” nell’istituto penale milanese. «Sono figure educative, ce ne sono quattro a Milano-Opera – spiega Pirrello – che hanno il compito, anche mediante la presa in carico di situazioni specifiche, di promuovere il collegamento tra la rete interna all’Istituto (Area pedagogica, progetti e servizi presenti di carattere lavorativo, psicosociale, affettivo e sanitario) e la realtà esterna, allo scopo di favorire il coinvolgimento del territorio nel percorso di reinserimento sociale dei detenuti.
Specifiche attenzioni vengono riservate ai detenuti “dimittendi”, coloro che sono vicini alla scarcerazione, per la costruzione di progetti individualizzati di inclusione sociale».
Per questi detenuti il progetto “Agenti di Rete”, finanziato da Regione Lombardia, prevede anche dei «momenti di confronto con ospiti provenienti dall’esterno, che sollecitino alla riflessione su argomenti quali l’affettività, il lavoro, la problematica abitativa, l’impegno civile».
In quest’ottica, il sindaco Giorgio Ginelli è stato chiamato a confrontarsi con un gruppo di detenuti “dimittendi” all’interno dell’area pedagogica del carcere di Opera, «una vera e propria cittadella che ospita 1300 detenuti», come testimone in grado di «spiegare come sarà la realtà che troveranno là fuori, una volta che verranno dimessi dal carcere – racconta il sindaco di Jerago con Orago, che ha portato con sé qualche panettone da condividere con i detenuti – ho incontrato persone che mi chiedevano di capire quali opportunità potranno avere fuori dal carcere, come sarà la loro vita e se riusciranno a reinserirsi nella società. Io ho cercato di illustrare loro il ruolo che svolgono i piani di zona dei servizi sociali e le cooperative sociali che impiegano soggetti fragili come gli ex detenuti».
I “dimittendi” gli hanno fatto molte domande ma hanno anche raccontato le loro storie: «Mi sono trovato di fronte a persone che hanno in molti casi metabolizzato l’errore commesso. Credo che sia giusto dare loro una possibilità, una volta usciti dal carcere, quando avranno ripagato il loro debito con la giustizia».
Opera, da questo punto di vista, è una casa di reclusione all’avanguardia, anche grazie alla presenza di un ampio reparto a trattamento avanzato con forte caratterizzazione delle attività trattamentali, scolastiche, lavorative, di formazione professionale, culturali, artistiche e sportive.
«Perché ho accettato questo invito? Perché penso che sia giusto interessarsi a questa umanità – spiega Giorgio Ginelli – devo dire che è stata un’esperienza che mi ha toccato e mi ha arricchito, ma soprattutto mi ha portato a fare delle riflessioni. Per chi come me fa politica trovo che sia straordinariamente utile confrontarsi con realtà diverse, se vogliamo lontane, per avere uno sguardo a 360 gradi sui problemi reali delle persone».