A Belforte il Natale era tornato a scuola, dopo anni di assenza, già lo scorso anno. A ripristinarlo, se così si può dire, è statadirigente istituto Comprensivo Varese 1 che comprende San Fermo, Belforte, Biumo Inferiore e centro: tre scuole secondarie di primo grado, cinque scuole primarie, tra cui la Sacco di Belforte, e una scuola dell’infanzia. «Il Natale si può ricordare nel rispetto di tutte le ideologie». La vicenda va spiegata bene. Con l’ultimo concordato, che regola i rapporti Stato-Chiesa, si evidenzia che nella scuola di Stato è prevista l’ora di religione, ma è possibile anche non frequentarla. Una nota ministeriale poi specifica che sono da evitare atti di culto: «Da quel momento nelle scuole si è insinuato il timore di portare all’interno dell’orario scolastico messe e benedizioni».
Nelle scuole dirette da Rossi, chi non si avvale dell’ora di religione svolge attività con un’altra insegnante: «Si tratta di momenti di recupero valoriale, percorsi di cittadinanza, potenziamento della lingua italiana. Sono diversi i ragazzi stranieri che frequentano le nostre scuole, o smistati in insegnamenti di lingua italiana sempre nell’ottica del potenziamento. Si tratta in ogni caso di scelte fatte a inizio anno dai genitori». In accordo con i docenti, e deliberato dal consiglio di istituto,
dallo scorso anno è stato previsto un incontro con il parroco del quartiere sul tema del Natale durante l’ora di religione. «Un momento tornato dopo tanti anni, molto bello perché i bambini hanno la possibilità di una continuità tra quello che vivono fuori e in parrocchia. Ripeteremo questo gesto anche quest’anno». Non c’è nemmeno bisogno di dirlo, ma nelle scuole dell’Istituto Comprensivo Varese1 il presepe è un must. «Il presepe viene fatto senza problemi. Alcuni sono preparati da genitori, in altri dagli insegnanti, in alcune classi sono realizzati insieme con gli alunni nell’estremo rispetto dell’identità e delle diverse religioni». Perché il vero rispetto nasce dalla chiarezza sulla propria identità, ne è convinta . «Sono certa che, se sei credente, hai sempre il rispetto dell’altro. Chi vive con verità il suo credo, non potrà mai avere il problema di incontrarsi con identità diverse. Se professiamo quello che siamo ci confrontiamo e riconosciamo».
Nella scuola di Stato è riconosciuta l’identità cattolica, questo è alla base di ogni considerazione. «Non credo sia necessario togliere identità per vivere con rispetto reciproco. Più siamo veri nelle nostre identità più siamo capaci di accogliere l’altro nelle sue diversità. Il mondo ha bisogno di gesti di questo tipo: saremo in grado di accogliere l’altro a partire da come siamo noi». Dopo i fatti di Parigi la dirigente Rossi è convinta che per costruire una civiltà insieme sia necessario avere ben chiaro chi siamo, per cosa viviamo e quali valori ci muovono durante le nostre giornate: «L’ho detto ai nostri ragazzi. Chi vive con verità rispetta sempre l’altro». La laicità viene spesso strumentalizzata: «La Corte d’Europa ha riconosciuto il valore del crocifisso e del presepe quale identità della storia e del popolo. In Francia in nome del laicismo hanno fatto togliere tutti i segni, vietato crocifisso e chador, facendo finta che nessuno creda in niente e si è giunti agli estremismi opposti».