In campagna elettorale i luoghi scelti dai candidati per i loro eventi di punta non sono mai casuali. Vanno visti, letti e interpretati per capire a fondo le basi su cui si regge non solo la competizione in corso, ma anche l’eventuale amministrazione futura.
Guardate a questi ultimi giorni a Varese e noterete una certa somiglianza (metaforica) tra il luogo e il suo frequentatore.
Davide Galimberti ha scelto il bar La Cupola: intellettuale, ricercato,
accogliente, poco spazioso – che per il locale è un valore aggiunto – ma per un candidato può indicare un bacino elettorale non proprio sconfinato.
Domani Paolo Orrigoni sarà al ristorante Luce, all’interno di Villa Panza. Anche in questo caso, un luogo simbolo. Magnifico, certo. Ma anche esclusivo, costoso, elitario.
E poi c’è Stefano Malerba, alle prese con una campagna itinerante. Rioni, associazioni, case di riposo.
Luoghi affollate di persone. Persone semplici. Persone normali.
Al candidato della Lega Civica piace stare in mezzo alla gente, più ce n’è e meglio è. E se poi può evitare la cravatta, meglio così. È un uomo di sport, non di salotto. E dimostra una buona dose di disinvoltura nel tirare dritto. Forse perché consapevole del peso che rivestirà alle prossime elezioni. Se la Lega Civica intercettasse e cavalcasse l’onda anomala che sta tornando a incombere sui partiti, il risultato di questo neonato soggetto politico potrebbe risultare sorprendente. Ma se anche ciò non avvenisse, Malerba sembra destinato a tenere stretto nel proprio pugno il proverbiale ago della bilancia.
Ciò significa che potrebbe essere lui a dettare l’agenda del ballottaggio e a decidere chi, tra i contendenti, dovrà fare le valigie per entrare a Palazzo Estense o, al contrario, per uscirne. Forse è proprio questo aspetto che sta tenendo diversi notabili varesini lontani dalle liste di Orrigoni e Galimberti. Portare un nome importante è senz’altro un onore, ma bisogna muoversi con cautela. Perché, per dirla col maestro Sergio Leone, quando i grandi cadono fanno tanto rumore.