SAMARATE «Non sono solo la corista di Vasco». Clara Moroni si spoglia del Blasco, rivendica la sua personalità artistica e questa sera, alle 22.30 con ingresso gratuito, porta al Barabba/Caffè Teatro di Samarate il suo Ep ‘Sono quello che sono’.
Iniziamo dal disco: di che cosa parla?
Il disco racconta di me. Oddio, di me come un campione per spiegare come sia difficile capire esattamente chi si è e quanto ci possa volere per mettersi a fuoco.
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No, è un nuovo inizio. Arrivati qui si inizia a vivere scevri da sovrastrutture che appesantiscono la vita senza motivo: sono indotte da altri, da un’idea che abbiamo di noi o che vogliamo gli altri abbiano di noi. Ma magari quello che siamo in realtà è meglio dell’idea che vogliamo dare.
Ha iniziato come batterista punk, è diventata produttrice dance e poi è arrivata al rock. Ci racconta questa evoluzione?
Sono partita con il punk, mi piaceva. Avevo già fatto qualcosa legato al rock, due dischi con ‘Clara & the Black cars’. Dopo questa esperienza sono rimasta delusa dal mondo discografico e ho avuto l’occasione di aprire un’etichetta, la Dmi, e fare un genere completamente opposto: pezzi house, tecno e trance che mi piacciono moltissimo. Nel contempo, dal 1996 ho iniziato con Vasco. Intanto, vivevo a San Francisco: diciamo che ero un po’ per aria.
Ci racconta di Vasco?
Conoscevano la mia voce e avevano bisogno degli arrangiamenti vocali per ‘Gli spari sopra’. Il produttore era Guido Elmi, lo stesso mio. E mi hanno chiamato. Poi, siccome il sound non era riproponibile dal vivo, mi hanno chiesto di entrare nella band. Ho accettato: quando mai ti ricapita di esibirti a San Siro con 100 mila persone? Anche se sapevo che quest’esperienza avrebbe dato un’impronta molto netta alla mia immagine.
Non a caso, quando è uscita ‘Bambina brava’ lei ha dichiarato di volersi spogliare da Vasco.
Quello è stato un po’ un gioco. C’era questa bellissima foto rock (lei che posa nuda, coperta solo da un disco di Vasco, ndr): nessuna in Italia ha avuto le palle di farlo, a parte la Nannini col pancione. Insomma, una bella immagine: l’avesse fatta Patti Smith con Springsteen sarebbe entrata nella storia. Probabilmente volevo dire che io sono molto felice, onorata di stare con Vasco. Però non mi piace questa stupida mentalità italiana: Little Steven ha fatto un suo disco e nessuno lo ha penalizzato perché era il chitarrista del Boss. È solo qui che siamo così provinciali in tutto: io i pezzi me li scrivo da sola. A parte Luigi Schiavone che ha scritto due musiche stupende per l’Ep.
Quindi non sarà con Vasco nel suo tour 2013?
Certo che ci sarò. Il gruppo è il solito e non potrebbe essere diversamente.
L’intervista completa sul giornale in edicola domenica 3 marzo
s.bartolini
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