Il posteggio, il monte e la politica sorda

Non è una boutade illusoria, l’idea del comitato #Varese2.0 d’indire un referendum sulla questione del parcheggio-bunker alla Prima Cappella. L’iniziativa è tecnicamente praticabile, e lo dimostra il fatto che il maggior partito d’opposizione in Consiglio comunale, il Pd, l’appoggia e sollecita. Il Pd non cavalca l’onda dell’emozione, cerca strade concrete su cui far correre idee capaci d’arrivare alla meta. Altri partiti di minoranza non sottovalutano -a differenza del vertice di Palazzo Estense- il valore della mobilitazione spontanea: ormai cinquemila firme raccolte, martedì prossima un’assemblea pubblica, l’associazionismo organizzato che va affiancandosi ai singoli cittadini.

E’ una richiesta di chiarezza che viene dal territorio, e come si può dire di no alla gente che ti domanda di ripensare una decisione se ritieni d’essere il rappresentante, l’espressione, perfino il simbolo di questa gente? Il quesito -anche alla luce della rivolta dei commercianti dopo la pedonalizzazione di piazza Giovane Italia- ce lo si pone all’interno della maggioranza municipale, pur se ufficialmente trattenuto per non minarne la solidità. Davanti ci sono ancora due anni di governo della città, ma che due anni saranno, sotto il peso d’una sfiducia popolare così dichiarata e sorprendente?

Il sindaco insiste a lamentare i presunti secondi fini degli obiettori al posteggio interrato. E’ una motivazione di malinconico significato. Comunica il non riconoscimento delle buone intenzioni dei varesini (non pochi, e molti di essi autorevoli) che si prodigano per scongiurare quanto ai loro occhi appare un errore. Qual sarebbe la nascosta e alternativa ragione ispiratrice della protesta? Di quali interessi, non meglio specificati, sta al servizio? Chi se ne giova, e per conseguire quale scopo? Perché muovere a #Varese2.0

l’accusa di profittare della credulità locale, e non invece capire i motivi d’una preoccupazione larga, diffusa, crescente? L’ipotesi che il parcheggio-bunker sia strumentale al varo d’una futura lista civica concorrente del centrodestra è un perfetto e inconsapevole autogol: agli aspiranti leader del centrosinistra (ammessane l’improbabile esistenza) viene infatti suggerito che dispongono d’una possibile base su cui contare. Qualora nessuno ci avesse pensato, ora qualcuno comincerà a pensarci. Machiavelli (e con lui Bossi, che di Machiavelli è stato l’allievo nella contemporaneità) rubricherebbe quest’atteggiamento alla voce: imperizia politica.

Non pare sbagliato far tesoro della memoria rinfrescata nei giorni scorsi dal primo sindaco leghista della città, Raimondo Fassa, che ha ricordato la sperimentazione del Sacro Monte chiuso al traffico nei giorni prefestivi e festivi, a metà degli anni Novanta. Un modo semplice per regolare l’affluenza di pellegrini e visitatori, evitare gl’ingorghi viabilistici, preservare un tesoro spirituale, architettonico, naturale. Un modo per favorire preghiera, turismo, pratiche escursionistiche.

Un modo per rendere tutti consapevoli del dovere d’usare con cautela la meraviglia regalataci fortunatamente in sorte. Replicare quell’esperienza, assegnandole titolo definitivo, basterebbe a illuminare sull’opportunità di non tentarne di nuove, se così rischiose, sgradite, temute. Per cambiare, bisogna farlo in meglio e non in peggio.

Max lodi

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