Hanno presentato il calendario, ma in realtà hanno voluto riabbracciare il Poz. Una presentazione in diretta streaming, con tanti grandi. C’è il presidente Fip Gianni Petrucci, c’è Dan Peterson, c’è il direttore Gazzetta Andrea Monti, il recordman Antonello Riva, il neo presidente di Lega Fernando Marino, Pierluigi Marzorati, allenatori e dirigenti delle 16 squadre, Cecco Vescovi e il presidente Stefano Coppa, Bianchini e Recalcati. Ma soprattutto c’è lui, Gianmarco Pozzecco, il più atteso.
Dipinto come l’uomo della provvidenza da tutti quanti, la figura giusta per rilanciare il basket italiano. Sì perché Gianmarco non è solamente l’allenatore della Pallacanestro Varese. Lui che non ha mai avuto paura di prendersi delle responsabilità, esordirà in panchina nella più avventurosa delle partite, il derby con Cantù. E lui è sincero e scherzoso, come sempre: «Siete degli str…, l’avete fatto apposta? Va bene così, tanto alla terza giornata mi mandano via, almeno potrò dire di aver allenato in un derby.
A parte gli scherzi, mi auguravo un calendario più semplice, speravo in un inizio più agevole, soprattutto per una squadra come la nostra che avrà un organico rifatto da zero. Ma sono contento di essere a Varese, stiamo lavorando per fare bene e non vedo l’ora di cominciare, a prescindere dal calendario. Prima o poi, si gioca contro tutti. È anche vero che l’anno scorso a Capo d’Orlando siamo partiti 0-3, poi abbiamo svoltato». E poi si rivolge a Pino Sacripanti, coach di Cantù: «Pino, patteggiamo? Zero a zero, un punto in trasferta, fa morale».
La presentazione comincia con un video che ripercorre la stagione scorsa, le sette emozionanti gare di finale tra Siena e Milano, la voglia di ripartire da uno spettacolo degno del basket italiano. Una finale che ha tenuto incollati gli appassionati al teleschermo, che ha fatto registrare il 5% di share. Un nuovo inizio, anche per ciò che concerne la visibilità di uno sport bellissimo, negli ultimi anni dimenticato dalle televisioni.
Sul palco Fernando Marino, neo presidente di Lega, Gianni Petrucci, il vicedirettore della Gazzetta Valenti e Federico Mangiacotti, in rappresentanza di Beko Elettrodomestici.
E le parole del presidente Petrucci suonano come monito: «Abbiate coraggio, fate giocare gli italiani. C’è stato un risveglio, ma i giocatori italiani diventino dei simboli, facciano innamorare i tifosi».
Ed è un concetto che il Poz ha ribadito in più occasioni, per cercare di ricreare un blocco italiano. Il Poz che incassa consensi per tutta la mattinata, anche da un decano come Dan Peterson: «Gianmarco è un grande attore, ma vuole mascherare le sue capacità con un po’ di show. Però ha una mentalità da coach Nba, si sceglie degli assistenti di qualità, mi ricorda a tratti Jerry West, storico head coach dei Lakers. Tanti buoni allenatori italiani sono all’estero, ma non dimentichiamoci che nel prossimo campionato ci sarà tantissima qualità sia in campo che in panchina».
L’inizio per Varese sarà tosto, anche contro due squadre come Reggio Emilia e Venezia che si stanno rinforzando alla grande e saranno nel poker dei club col budget più alto (con Milano e Sassari). Ma il Poz è carico, e la sua gente di Varese anche: «Gli oltre 1.600 abbonati a luglio probabilmente credono che scenderò in campo, non so se sia una cosa positiva o meno. Mi piacerebbe fare come Pippo Inzaghi, andrò a studiare i suoi metodi a Milanello. È un mio amico, in campo e sul parquet avevamo la stessa grinta, è un punto in comune da cui posso prendere spunto». Sono tutti lì per lui, per il Poz. Chi gli chiede un’intervista, chi una foto. Lo hanno eletto uomo della provvidenza, speriamo che lo sia innanzitutto a Varese. A partire dal derby, arrivederci al 12 ottobre. In fin dei conti, ci può essere inizio migliore?
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