I volti del successo della Varesina sono quelli di una famiglia. Gli sguardi sono quelli amorevoli, accoglienti e sorridenti che puoi trovare la sera attorno ad un tavolo. Quel tavolo dove tutti assieme mangiano la salamella prima di partire per la trasferta più importante dell’anno.
Uomini, donne, ragazzi, bambini, tutti artefici di un miracolo nato dalla normalità, dall’entusiasmo di tutti i giorni, dalla voglia di giocare a calcio e divertirsi. A Venegono ti senti a casa. Anche perché c’è lui, Umberto Belletti, che è diventato presidente nel 2013, ed è il nonno di tutti i ragazzi della Varesina. E c’è sempre, sia per i più grandi che per i più piccoli, perché il suo è un amore folle per la Varesina.
Oggi, è il suo compleanno, ne compie 82, e festeggiare con una promozione in serie D sarebbe il regalo più bello. Ce lo dice lui stesso: «Sarei contentissimo se dovesse succedere, perché voglio troppo bene a questi ragazzi. Facciano quello che vogliono, il mio giudizio su di loro non cambierà di una virgola: restano un gruppo straordinario, dai più piccoli ai più grandi».
Quello di Belletti per la sua società e per i suoi ragazzi è
un amore incondizionato, e non solo nei confronti dei giocatori: «Del nostro grande gruppo fanno parte anche i tecnici ed i responsabili del settore giovanile, che ogni giorno svolgono un lavoro di grande impegno e serietà. Poi io ho una predilezione particolare per la squadra Juniores: quando la salute mi assiste vado sempre a vederla, anche in trasferta, ogni sabato. È il mio compleanno, e farsi volere bene da un vecchietto come me è una grande conquista per tutti questi ragazzi».
Ora a Venegono, per tutti, la testa è alla serie D e alla trasferta di domani a Motta di Livenza, che il presidente, suo malgrado, salterà: «La salute un po’ precaria mi obbliga a stare a casa, ma disturberò telefonicamente ogni persona possibile durante la partita».
«Per me è una grossa rinuncia ed un grosso dramma – ammette – Ma sono fiducioso, perché questa squadra è forte ed è amalgamata bene. Con questi ragazzi possiamo andare da qualsiasi parte, lo credo davvero. Sono educati, rispettosi, poche volte li vedo sbraitare dietro ad un arbitro. Ho anche due nipoti che ci giocano, i Di Caro, ma ho nel cuore tutti i ragazzi, dal primo all’ultimo».
L’esempio? «Non disdegno di volere un gran bene al capitano Marzio, che è una grande persona ancor prima che un grande professionista, ed un gran giocatore a quasi 43 anni. Non voglio mettere nessuno davanti agli altri, li reputo tutti eccezionali e ho totale fiducia in loro».
Resta da chiedersi, a fronte di un’altra stagione quasi trionfale, se il presidente Belletti se l’aspettasse: «Sì, assolutamente. Lo ripeto, con questo gruppo possiamo andare ovunque, e non sto esagerando. Ricordo, ad esempio, la cena di Natale dello scorso anno, quando eravamo secondi in Promozione, cinque punti dietro la capolista Cairate. A tavola c’erano sguardi seri e persi, quasi rassegnati, allorché io mi ribellai dicendo che avremmo vinto il campionato noi: ne ero convinto. La serata svoltò di colpo, e vincemmo il campionato con 19 punti di vantaggio sul Cairate. Allora ero più fuori dalle righe, ora la salute mi limita un po’».
Che sia serie D o meno, una certezza c’è: a Venegono non smetteranno di investire e di allargarsi.
«Abbiamo continuato in questi anni a costruire campi, che tutti gli avversari che vengono qua ci invidiano e reputano molto validi – spiega – Ora stiamo preparando il campo C, e c’è il progetto di spostare la tribuna per allungare ed allargare il campo A per renderlo adatto eventualmente alla serie D».
La chiosa è un bilancio consuntivo e… preventivo: «Siamo arrivati a Venegono con un progetto in cui tutti hanno creduto, abbiamo trovato l’ambiente giusto e sono sicuro che tutti gli investimenti fatti finora porteranno a grandi risultati».
Prima però c’è una serie D da conquistare, ed un presidente da festeggiare.