«Il settore del private equity conferma nel 2016 il buono stato di salute già evidenziato nel corso del biennio precedente – spiegano Anna Gervasoni, Presidente PEM, Private Equity Monitor dell’Università Liuc e Francesco Bollazzi, Responsabile PEM – in particolare, il 2015 ed il 2016 hanno segnato il ritorno a livelli di attività di fatto in linea con quelli pre-crisi».
I dati che emergono dal sedicesimo Rapporto dell’Osservatorio Private Equity Monitor dimostrano che nel 2016 si sono registrate 100 operazioni di private equity su aziende con fatturato medio pari a circa 40 milioni di euro, oltre 100 dipendenti e per lo più concentrate nel comparto dei prodotti per l’industria.
Un buon risultato. Facciamo però un passo indietro, per capire l’importanza di questo dato. Attraverso il private equity investitori istituzionali finanziano alcune società selezionate, acquisendone così quote e azioni, portando quindi nuovo capitale nell’impresa sulla quale decidono di investire, che può così trovare nuova linfa per crescere e sviluppare i propri piani di espansione. Una forma di investimento alternativa, nella forma di capitale di rischio, che funziona molto bene in alcuni paesi e che anche in Italia sta crescendo anno dopo anno, insieme al numero di investitori. Un bene per il sistema delle imprese, perché offre la possibilità di far ricorso ad operatori specializzati nel sostegno finanziario consentendo alle stesse di reperire nuovo capitale.
Tornando all’analisi, sul fronte della distribuzione geografica delle imprese oggetto di investimento da parte degli investitori, la Lombardia, regione che da sempre risulta essere il principale bacino per gli operatori, nel corso del 2016 ha rappresentato il 39% del mercato delle operazioni. Seguono a distanza il Veneto (14% del totale), Piemonte ed Emilia Romagna (10%). Nel Mezzogiorno, si sono chiuse cinque operazioni (quasi il doppio del 2015), di cui quattro in Campania ed una in Puglia. Per quanto concerne invece i settori d’intervento, il 2016 conferma l’ormai consolidato interesse degli operatori verso i prodotti per l’industria (27%, in linea con lo scorso anno) e la tenuta del comparto dei beni di consumo, seppur con una percentuale più contenuta rispetto agli scorsi anni, fattore che favorisce l’avanzata di settori quali alimentare, servizi finanziari, commercio all’ingrosso e al dettaglio, utilities, ma soprattutto cura della persona (dal 5% al 10%).
Con riferimento alle caratteristiche economico-finanziarie delle imprese target e, quindi, al volume di ricavi, il dato mediano risulta pari a 39,8 milioni di Euro, in contenuto aumento rispetto al valore del 2015. Il 69% degli investimenti è indirizzato verso imprese che non superano un fatturato di 60 milioni di Euro, in aumento rispetto a quanto registrato lo scorso anno (63%), ma cresce il peso delle realtà tra 31 e 60 milioni di Euro (21% vs 16%).
In provincia di Varese, due risultano essere le operazioni concluse sul territorio: l’acquisizione di Alfatherm (oltre 400 dipendenti e circa 100 milioni di fatturato) da parte di OpenGate Capital e quella di Mmb Costruzioni Meccaniche (azienda operante nel ramo delle lavorazioni meccaniche per asportazione di truciolo) condotta da Assietta Private Equity. Entrambe le imprese sono attive nel comparto dei prodotti per l’industria.