Il racconto della gioielliera “Mi dicevano devi morire”

«Mi gridava “muori, muori”… Poi mi ha puntato la pistola e ha sparato». Ha coraggio da vendere Rita Maiocchi, 44 anni, sposata, madre di due figli, titolare – assieme al marito – dell’omonima gioielleria di corso San Gottardo, a Chiasso, il negozio che per poco, venerdì pomeriggio, non s’è trasformato anche nella sua tomba. Rita ha parlato con i giornalisti della tv svizzera dal letto dell’ospedale di Mendrisio dove è ricoverata per le due (lievi) ferite alla testa.


A spararle, con una Mauser calibro 9 (una vecchia pistola della II guerra mondiale) è stato il bresciano Giampietro Innocenti, che la polizia e i carabinieri hanno poi arrestato a Piancogno, in Valcamonica, al termine di una lunga fuga: «Quel tizio – ha spiegato la titolare della gioielleria – è entrato chiedendomi di poter vedere alcuni preziosi. Mi sono chinata per aprire un cassetto e quando mi sono risollevata mi stava puntando la pistola. Ho agito d’istinto, ho afferrato la canna e l’ho spinta verso il basso». Ne è scaturita una violenta colluttazione, nel corso della quale – per difendersi – la donna gli ha anche scagliato addosso una sedia. Alla fine si è ritrovata distesa a terra, mentre l’uomo, in piedi sopra di lei, le ha gridato «muori» e ha premuto il grilletto.
Dei tre colpi esplosi due soltanto l’hanno ferita, prendendola di striscio – davvero un miracolo – alla fronte e alla nuca: «Ho pensato che mi avesse trapassato la testa ma ho tentato di restare calma, ho aspettato che uscisse e ho fatto scattare l’allarme». Alla polizia Innocenti ha detto di avere agito spinto dal bisogno di denaro. Ma quel suo modo di sparare così, senza un motivo, richiama da vicino il modus operandi di certi suoi “maestri” più celebri. Il nome del malvivente di corso San Gottardo riemerge infatti da una serie di inchieste e processi istruiti contro la banda della Valcavallina, celeberrimo gruppo di rapinatori capitanato da Pierluigi Facchinetti, il bandito dagli occhi azzurri, che a cavallo degli anni Settanta e Ottanta terrorizzò mezza Europa, derubando e ammazzando poliziotti, prostitute, nemici e amici. Facchinetti fu ucciso in una sparatoria con la polizia nel 1987 a Polaveno, nel Bresciano. Era con il 25enne Mauro Nicoli, suo storico braccio destro, uno che sarebbe poi morto suicida in un carcere svizzero nel 1999. Con gli altri complici della banda, Facchinetti e Nicoli seminarono terrore e morte per anni. Gli ultimi tre omicidi risalivano a pochi mesi prima di quell’ultimo conflitto a fuoco quando, in un night di Parigi, avevano freddato, senza apparenti ragioni, una entreineuse, un cameriere e un turista americano. Della banda si erano occupati anche i poliziotti svizzeri, dopo la morte di due guardie di confine che Facchinetti aveva ucciso a un posto di blocco nel Cantone di Vaud. Fantasmi e incubi antichi, risorti al suono delle pistolettate di Chiasso.

s.bartolini

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