La strategia uscita dai tavoli della Leopolda era questa:
1) vincere le primarie per la segreteria del Pd; 2) fuori Letta, tranquillizzandolo;
3) mancia di 80 euro momentanea a milioni di elettori; 4) vincere le europee, ottenendo una specie di investitura popolare;
5) accarezzare Berlusconi al Nazareno per fare le mosse 6 e 7) (servono i suoi voti)
6) varare una legge elettorale maggioritaria per la lista, non per le coalizioni; 7) cambiare la Costituzione eliminando il Senato decisionale.
La strategia del capo del Governo, invece – quella per lui meno importante – è andare avanti alla meno peggio in attesa di avere saldamente il potere in mano nel 2018, data prevista per la vittoria definitiva. Ma al popolo non ha dato niente più che quegli 80 euro, levandoli poi da altre parti. Ha lasciato intatti i privilegi della classe parassita e il popolo si è allontanato ancora di più dalla politica e quello che ancora vota, alle regionali, gli ha voltato le spalle.
Ed ecco l’imprevisto: a queste condizioni l’Italicum non funziona più, non c’è più la garanzia che il Pd sia il partito più votato per ottenere il premio. Quale sarà allora la mossa dei leopoldiani? Non rimane altro che andare ad elezioni prima del primo luglio 2016, data dell’entrata in vigore dell’Italicum. I parassiti, nei prossimi mesi, giocheranno intorno a quanto esposto, i problemi del paese saranno sempre più trascurati e saremo spettatori paganti (a caro prezzo).
Francesco Degni
(s. bar.) Renzi non può permettersi di vivacchiare. Perché vanno bene la giovinezza, la rottamazione e le slide ma dopo un po’ occorre mostrare i fatti.