Cara Provincia, domenica ero allo stadio a vedere la partita del Varese e sono rimasto colpito dall’arrivo in tribuna di Beppe Sannino. Non allena più i biancorossi dalla semifinale con il Padova del 2011, eppure il tempo sembra essersi fermato. Quando la curva e i distinti, senza nemmeno vederlo, hanno saputo della sua presenza, si sono alzati in piedi osannandolo a gran voce. E tutta la tribuna ha fatto lo stesso, cercandolo con gli occhi. Sembrava di essere finiti in uno stadio del Sud,
dove il tifo è estremo e l’affetto non ammette repliche. Lui, il Beppe, che come sempre si era seminascosto nello spicchio vicino alla curva Nord, non ha potuto fare altro che alzarsi per ricevere l’ovazione. Poi, visibilmente commosso, ha resistito fino all’intervallo andandosene a rifugiarsi chissà dove. Mi dite come è possibile tutto ciò? Non è vero che il passare del tempo provoca dimenticanza e indifferenza ma, al contrario, nostalgia e amore ancora maggiore nei confronti di chi se n’è andato. Certo, non di tutti, ma di Sannino, sempre.