Santa protettrice di Catania, dove è tuttora invocata in occasione delle ricorrenti eruzioni dell’Etna, Agata fu mandata a morte a soli 13 anni di età nel 250 dal console Quinzano, per aver rifiutato la sua proposta di sposarlo. Subì un martirio particolarmente crudele (il taglio dei seni), tema ricorrente nella successiva rappresentazione iconografica della santa.
La biografia
Il culto di questa santa fu molto esteso nell’antichità, ma le notizie che abbiamo di lei sono pochissime. Si dice che Agata nacque a Catania (ma anche Palermo vanta una simile gloria), da una famiglia nobile e ricca. La sua bellezza attirò l’attenzione del console della città, Quintino, che la chiese in sposa. Agata si rifiutò perché consacrata con voto di verginità al Signore. Il giovane respinto, dopo aver messo in moto inutilmente tutte le sue risorse per convincere Agata a sposarlo,
fino ad affidarla a una donna depravata e maestra di intrighi amorosi, la denunciò come cristiana.
Duramente torturata, Agata restò ferma nel suo proposito anche quando le furono amputate le mammelle. Gettata in carcere, venne miracolosamente risanata. Morì il 5 febbraio 251, in seguito a nuovi e barbari supplizi, sotto gli occhi dei carnefici ammirati ed edificati per il suo eroismo.
Agata è venerata come protettrice di Catania, poiché, nel primo anniversario della sua morte, con il velo che copriva il suo sarcofago, usato dai catanesi come scudo contro l’eruzione dell’Etna, salvò la città che stava per essere sommersa dalla lava infuocata. Il culto di Agata si è diffuso molto presto dalla Sicilia a Roma e al resto d’Italia. Il suo nome, nel VI secolo, è stato inserito nei canoni romano, ambrosiano e ravennate. Sant’Agata è ancora invocata contro le eruzioni dell’Etna ed è considerata protettrice contro gli incendi.