Patrona dei dentisti perché nel corso del martirio subito le vennero strappati tutti i denti, Apollonia era una donna cristiana di Alessandria d’Egitto che nel 249 si gettò spontaneamente in un rogo per non rinnegare la fede cristiana. L’episodio suscitò un dibattito, che coinvolse anche sant’Agostino, sulla liceità del suicidio.
La biografia
Del martirio di Sant’Apollonia ci parla lo storico Eusebio di Cesarea (265-340) il quale, nella sua Historia Ecclesiastica, ci riporta un brano di una lettera del vescovo San Dionigi di Alessandria (morto nel 264) indirizzata a Fabio di Antiochia; nella lettera vengono narrati alcuni episodi dei quali San Dionigi era stato testimone.
Verso la fine dell’impero di Marco Giulio Filippo (meglio noto come Filippo l’Arabo – 243-249), benché vi fosse un periodo di tregua nelle persecuzioni dei Cristiani, ad Alessandria d’Egitto scoppiò una sommossa popolare contro i Cristiani, aizzata da un indovino pagano. Molti Cristiani furono massacrati e le loro case saccheggiate e devastate. Fra le persone perseguitate fu anche un’anziana donna, Apollonia, della quale il vescovo Dionigi sottolinea la vita esemplare e l’opera di apostolato, ciò che aveva evidentemente scatenato l’ira dei pagani ed una loro particolare crudeltà. Apollonia fu presa e fu percossa crudelmente fino a farle saltare i denti oppure, come sostiene la tradizione, i denti le furono strappati con delle tenaglie.
Nell’iconografia sacra è raffigurata in giovane età perché così avviene per tutte le sante vergini; solitamente impugna una tenaglia che stringe un dente, simbolo del suo martirio. [a fianco: Francisco di Zurbarán, olio su tela del 1636 ca., Parigi, Museo del Louvre]
Fu poi trascinata presso un gran fuoco e fu minacciata di esservi gettata ancora viva se non avesse pronunciato parole sacrileghe contro Dio. Lei, temendo forse che altri supplizi avrebbero potuto indebolire la sua volontà, sfuggì ai suoi aguzzini e si gettò essa stessa nel fuoco. Era la fine dell’anno 248 o forse l’inizio del 249. Il gesto di Apollonia di gettarsi nel fuoco, pur di non commettere un peccato grave come la bestemmia, suscitò fra i cristiani ed i pagani di allora, una grande ammirazione e nei secoli successivi fu oggetto di considerazione.
Eusebio e Dionigi non accennano a nessun rimprovero per il suo gesto considerato un suicidio; quella sarebbe stata comunque la sua fine se non avesse abiurato la Fede. Anche Sant’Agostino nella sua De civitate Dei, si pone delle domande sul problema se è lecito darsi volontariamente la morte per non rinnegare la fede, purtuttavia non assume una decisa posizione sull’argomento; del resto esistono altri casi simili anche se non molto numerosi. Il culto per la martire di Alessandria si diffuse sin dal primo Medioevo,
prima in Oriente e poi da noi, considerandola protettrice dei denti contro le relative malattie (e poi dei dentisti e odontotecnici); da subito la festa fu celebrata il 9 febbraio. Sorsero anche chiese a lei dedicate e si “moltiplicarono” i suoi denti, venerati come reliquie; il fatto è che questi erano così numerosi che papa Pio VI (1775-1799), molto attento a questo genere di cose, li fece raccogliere e gettare nel Tevere. Malgrado ciò ve ne sono ancora molti (forse “troppi”) oggetto di venerazione.
Sant’Apollonia è – fra l’altro – compatrona di Catania e Asso e patrona di Ariccia, Bellaria-Igea Marina, Cantù, Camponogara, Cuccaro Monferrato e di Patrignone (AP).Il culto della Santa risale a tempi antichi (del resto abbiamo visto che il suo martirio risale a circa millesettecentosettantacinque anni fa); la si invoca per tutti i malanni dei denti e infatti l’iconografia ce la propone normalmente mentre impugna una tenaglia che stringe un dente (oppure mentre subisce il martirio dei denti).Naturalmente anche i dentisti e odontotecnici la considerano loro patrona, tanto che diversi istituti professionali sono a lei intitolati. E in Austria un francobollo emesso in occasione di un congresso dentistico mondiale che rappresenta? Ma Sant’Apollonia, che diamine! (con tanto di pinza che stringe un dente).