Romano, che porta un nome dal significato evidente, fa parte di quegli uomini che hanno reso grande il monachesimo in Francia. Nato nel 390, sente ben presto la voce del Signore e fa il suo ingresso in monastero. Il primo monastero in Gallia sorge nel 371 per opera di san Martino di Tours, successivamente fiorirono numerose abbazie, in una delle quali, ad Ainay, presso Lione, troviamo all’inizio del V secolo il monaco Romano. Morì nel 463 nella solitudine del monastero di Condat.
La biografia
Fonte attendibile per conoscere la biografia e la fisionomia di san Romano è la Vita Patrum Jurensium, scritta da un monaco di Condat, intorno all’anno 520. All’inizio del V secolo troviamo il monaco Romano presso l’abbazia di Ainay, vicino a Lione, dove apprende, alla scuola dell’abate Sabinus, le tradizioni monastiche ereditate dall’Oriente e dalla Provenza. Attratto dall’ideale della vita eremitica, lascia, con il permesso dell’abate, il monastero e s’inoltra nelle selvagge montagne del Giura, dove rimane per qualche anno ignorato,
in solitudine. Quando il fratello Lupicino ne scoprì il romitaggio, si aggregò a lui, attirando dietro di sé altri compagni, e sempre più numerosi.
La sua fama pervenne fino al vescovo Ilario di Arles, che nel 444, in occasione del concilio di Besançon, conferì a Romano l’ordinazione presbiterale. Per accogliere i nuovi compagni Romano, coadiuvato dal fratello Lupicino, eresse un monastero a Condat e poi un secondo a Leuconne. Quando li raggiunse anche una loro sorella, eressero un terzo monastero, poco lontano, in località detta Le Beaume. In questi monasteri si ebbe la novità di una specie di diarchia: Romano governava con la sua bontà, e il fratello Lupicino lo aiutava con la sua fermezza e il suo rigore.
Si attribuiscono a Romano anche guarigioni miracolose: la più celebre quella di due lebbrosi, ai quali rese la salute abbracciandoli, sull’esempio di san Martino.
Romano morì nella pace di Cristo verso il 465, a Le Beaume, dove si era recato per portare l’estremo saluto alla sorella, rimettendo nelle mani del fratello la cura dei tre monasteri del Giura.