Il libro “Noir. Istruzioni per l’uso” di Luca Crovi è ormai un classico. Si tratta di un vero e proprio punto di riferimento per tutti coloro che amano il genere ed anche la buona letteratura. Ma il nostro Crovi non è uno che si risparmia ed ecco che da qualche settimana è uscita l’edizione deluxe di questa “summa” in tinta nero-gialla. Stiamo parlando di un e-book che Garzanti ha pubblicato con oltre 120 pagine in più rispetto all’edizione cartacea ed a soli 9,90 euro. Tanti nuovi incontri con i miti del noir, che Luca Crovi ci regala con la sua capacità di rendere sulla pagina le emozioni di queste interviste a fior di pelle. «Ho spiato il loro mondo – scrive Crovi – ma anche loro hanno spiato in qualche modo me. Ogni confessione è stata scambiata con una confessione. E’ stato un patto diabolico, ma posso assicurarvi che ha funzionato».
Tra una pizza e una birra, in una Milano suadente e primaverile, a due passi dalla Bonelli Editore, dove Crovi lavora, parliamo di noir e non solo.
«Le regole non esistono. Certo Van Dine piuttosto che Raymond Chandler hanno provato a fissare dei punti da cui non transigere, ma non funziona così. Il noir non è incasellabile, è vivo e aperto ed in più ha una caratteristica straordinaria: vive anche di quello che sente il lettore. Per cui non lo si può costringere dentro una camicia di forza. Gli stessi autori, poi, hanno ciascuno le loro tecniche, i loro approcci metodologici. Persino i luoghi ed i tempi della scrittura hanno la loro importanza».
«Questo è il bello ed anche qui non ci sono regole. Ricordo l’episodio che mi ha raccontato Andrea Camilleri. Volendo scrivere in santa pace un suo romanzo, si ritirò da solo in Toscana. Qui scoprì una cosa incredibile: non riusciva a scrivere, c’era troppo silenzio. Allora telefonò alla moglie e si fece portare la nipotina. Quella non stava zitta un minuto, ma lui ritrovò l’ambiente giusto».
«Gli autori che mi hanno fatto scoprire il noir da bambino sono stati Stevenson e Poe. Poi, la mia famiglia andava al mare a Diano Marina e qui c’era una casa piena di libri gialli e noir che mio padre accumulava. Così ho cominciato a leggere Hammet, Chandler, Conan Doyle e Agatha Christie. Per quanto riguarda gli italiani il trip l’ho avuto con Scerbanenco. Nella casa al mare ho trovato “Milano calibro 9” ed è stato amore a prima vista».
«Io nasco come critico musicale ed il rock per me è stato ed è fondamentale. Da giovane sentivo musica, leggevo fumetti e poi non dimentichiamo che per un bel periodo ho fatto da fattorino e da ragazzo di bottega per mio padre Raffaele. Grazie a lui ho letto per primo i manoscritti di Tiziano Sclavi e Andrea Vitali. E’ stata una grande scuola per imparare i segreti della scrittura».
«Il primo libro sul giallo italiano l’ho scritto per le edizioni Punto Zero di Bologna, si intitolava “Delitti di carta nostra. Una storia del giallo italiano”. Ebbe successo ed io avevo molto altro materiale; per cui lo proposi a Marsilio che ne fu entusiasta e pubblicò “Tutti i colori del giallo”. Da qui si sono concatenati una serie di fatti, che mi hanno portato in Rai con la trasmissione radiofonica del sabato e della domenica, che aveva lo stesso titolo del libro. Sono stati anni intensi, in cui ho intervistato autori nazionali ed internazionali ed invitato scrittori, disegnatori e musicisti a parlare di mistero. Grazie all’appoggio di tanti autori ho permesso al giallo ed al noir di entrare nelle case degli italiani».
«Quattro anni fa ero già pronto a partire per gli Usa, quando, dieci giorni prima della partenza, è morto l’agente americano di Stephen King e non se n’è più fatto niente. Poi, nel 2013, in occasione dell’uscita di “Doctor Sleep”, il seguito di “The Shining”, King è venuto in Europa per un mini tour europeo ed ho provato a farmi accreditare come giornalista, ma è stato impossibile. Allora, grazie a Simone Sarasso, ho scoperto che lo scrittore avrebbe avuto un incontro con i suoi fan al cinema Grand Rex, nella capitale francese. Ci sono andato ovviamente. Eravamo in tremila ma è stato un incontro emozionante».
«Resta sempre un grande sogno. La mia intenzione è quella di andarlo a trovare a casa sua. Mi piacerebbe poter vedere la sua collezione di libri e dischi metal. Siamo tutti e due dei rockettari, dovremmo intenderci. Intanto mi sono consolato scrivendo un e-book per la casa editrice Mezzotints, si intitolerà “Altri incubi di Stephen King” e uscirà nei prossimi mesi».
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