«Il sindaco “imputato” ci ha zittito. Fatto grave, da regimi assolutistici»

Caos a Laveno - L’ex primo cittadino Giacon torna sul rinvio a giudizio di Ielmini: «Ha impedito il consiglio»

Nuove scintille a Laveno Mombello sulla vicenda del sindaco rinviato a giudizio insieme ad altri rappresentanti della maggioranza. L’ex sindaco ha sottolineato, in una nota ufficiale, la propria rabbia per come si è svolto l’ultimo consiglio comunale: «Pensiamo – scrive Giacon – che un fatto di tale gravità non sia mai avvenuto se non in altri tempi o altri luoghi dove governano regimi assolutistici e la democrazia viene cancellata dall’ arroganza di chi al potere calpesta ogni diritto degli avversari politici senza il minimo pudore in barba alle leggi e ai regolamenti.

È quello che è successo il 29 settembre durante il consiglio comunale tenutosi nel comune di Laveno Mombello».
«Il consiglio comunale era stato convocato su richiesta di tutti i consiglieri di minoranza con all’ordine del giorno la problematica della difesa del comune di Laveno Mombello quale parte civile nel procedimento penale che vede imputati il sindaco Ielmini, gli assessori Enrico Rodari, Sabrina Bevilacqua, il consigliere Anania ed altri 9 ex consiglieri comunali, del reato di abuso d’ufficio in concorso fra loro per aver favorito un costruttore privato procurando un serio danno alle casse comunali».
«Il sindaco e gli altri 3 consiglieri comunali coinvolti nel procedimento penale, avrebbero dovuto astenersi dalla discussione dell’ordine del giorno per evidente conflitto di interessi, invece anziché abbandonare l’aula il sindaco Ielmini, facendo una dichiarazione confusionaria e illegittima, si è permesso di valutare l’ordine del giorno dichiarandolo improcedibile e chiudendo la seduta senza consentire la minima replica. Il fatto è di una gravità estrema in quanto pur sapendo di essere in conflitto di interessi, il sindaco nonché presidente del consiglio comunale, si è permesso di fare valutazioni sull’ordine del giorno in discussione traendo prioritariamente conclusioni di merito che – proprio a causa del suo conflitto di interessi più che evidente – non poteva fare. Aver bloccato il funzionamento del consiglio comunale togliendo la parola e impedendo la discussione dell’ordine del giorno fissato, è stato un atto arbitrario di una gravità estrema». «Ha “minato” e “calpestato” il primo valore stabilito dalla nostra costituzione e ciòè il diritto di libertà di parola, di espressione e di rappresentanza, ma ancor più non ha consentito il regolare svolgimento del consiglio comunale che è la più alta espressione di rappresentanza dei cittadini di Laveno Mombello».