Dal congresso federale di Parma esce la “nuova Lega” di Matteo Salvini. La “vecchia guardia” varesina prova a ricucire gli strappi. L’appello di Roberto Maroni a Umberto Bossi: «Non dare ascolto ai quattro pirla che ti dicono di uscire». E la concretezza di Giancarlo Giorgetti, unico varesino nel nuovo Consiglio federale: «Non rinunciamo al nostro sogno, ma dobbiamo fare i conti con la realtà».
Il segretario provinciale Matteo Bianchi esprime «piena soddisfazione» per l’esito dell’assise di Parma. Smentendo le ricostruzioni di una divisione sempre più marcata tra il segretario federale Matteo Salvini e il “vecchio Capo” Umberto Bossi. Nei suoi confronti Bianchi ha notato solamente una «contestazione creata ad arte da una piccola curva di ultrà», mentre invece «dal punto di vista dei contenuti Bossi non ha detto nulla di trascendentale». Così ha parlato Bossi: «Vado via? L’hanno inventato i giornalisti,
per me è solo ed esclusivamente un problema di programmi. Serve la chiarezza di un dibattito forte, interno, senza paura di far parlare tutti. Io sono sempre contro il centralismo ladrone dello Stato romano: se non è più la Lega Nord ma diventa la Lega Sud probabilmente non mi interessa un cazzo. Ma non ho perso la speranza nella bella battaglia». Nei suoi tre minuti di intervento, il segretario provinciale Matteo Bianchi ha ricordato le tre «priorità cardine» chiede la provincia-culla del movimento: «Autonomia dei territori, attenzione alle Pmi e difesa dei valori identitari». Ricordando la necessità di non allontanarsi troppo dal tessuto imprenditoriale del nostro territorio, che commercia con la Germania e la Mitteleuropa e guarda con preoccupazione alla prospettiva di un’uscita dall’euro. «È vero che la moneta unica ha creato sconquassi, ma uscirne sarebbe un salto nel buio. Meglio rivedere i trattati e reimpostare l’euro». A sintetizzare efficacemente la situazione della Lega attuale arriva il richiamo all’unità di Giancarlo Giorgetti, proclamato eletto in Consiglio federale come delegato indipendente per la Lombardia: «Non si può fare politica senza coltivare un sogno ma non si può nemmeno fare politica senza fare i conti con la realtà. Non possiamo rinunciare alla nostra utopia ma dobbiamo pensare agli uomini, alle donne, alle imprese reali. A Salvini affidiamo un compito, quello di essere il Capitano, il comandante di questa nave. Sa qual è l’approdo, ma adesso ha la responsabilità di farsi rispettare, di capire la rotta e utilizzare tutti gli strumenti per correggere la rotta e dirigere la nave». Anche perché i timori di una Lega troppo “italiana” sono evidenti. Da Roberto Stefanazzi, consigliere a Vizzola, già “barbaro sognante” e in lista con Gianni Fava, che ha aperto il suo intervento proclamando «sono secessionista e me ne vanto» e concludendo con «viva la Padania, sprofondi Roma», a Francesco Enrico Speroni, già eurodeputato, che invoca la «linea tracciata da Bossi, ma adattata alla realtà di oggi», perché «dobbiamo parlare agli italiani ma non possiamo dimenticare i padani».
Eppure le sirene della scissione continuano a risuonare e a “tentare” Umberto Bossi, lo storico leader una cui uscita dal Carroccio susciterebbe grande impatto a livello mediatico. Alla convention in programma sabato nel suo Hotel dei Cavalieri, l’ex deputato e consigliere regionale Roberto Bernardelli lancerà il nuovo soggetto politico “Grande Nord”, dietro allo slogan «Più Nord, più imprese, più lavoro, meno tasse». Annunciata la presenza dell’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, ma anche dello stesso Bossi. «Il Senatur – dichiara Bernardelli – è molto interessato al nostro progetto e sarà con noi».