«È stato il suo sguardo che mi ha fatto impazzire». Roberto Scapolo è ancora incredulo e anche davanti al giudice di Varese, questa mattina, ha ripetuto che lui non voleva uccidere la sua Loretta Gisoli, la donna che amava e che nonostante ne fosse a volte un po’ succube, ogni giorno intratteneva con messaggi, ricambiati, anche il giorno precedente al delitto.
Scapolo ha ucciso la moglie, da cui si stava separando, lo scorso 17 luglio nella loro abitazione di Laveno Mombello. «Non so perché l’ho fatto, non so darmi una ragione», ha detto ieri Scapolo davanti al gup Alessandro Chionna in seno al processo per omicidio. Tra i due, nonostante i dissapori, c’erano ancora contatti. Messaggi, si è detto. Messaggi perfino teneri, in cui Roberto appariva come il cucciolo di casa, l’uomo che voleva esser quasi protetto da Loretta Gisotti.
Eppure, l’uomo che a Laveno Mombello ha colpito con tre martellate alla testa la moglie ha agito quella mattina con una lucidità folle. «È stato il suo sguardo che mi ha fatto impazzire» ha raccontato al gup Chionna, durante l’udienza. Secondo Scapolo, quella mattina i due coniugi dovevano partire per una vacanza nella casa in Toscana. La sera prima, Roberto aveva cominciato a riempire il bagagliaio della vettura, ma la moglie lo aveva sgridato perché, a suo dire, le valigie erano state posizionate male.
Roberto era stanco, ha raccontato, voleva riposare un po’ e partire alle 9 di mattina, ma la moglie era preoccupata per il traffico e aveva programmato la sveglia alle 4 e 20. Aveva deciso di dormire un’ora in più, si era alzato alle 5 e 20 ma Loretta scalpitava, faceva rumore e lo aveva svegliato. Una volta destato, voleva bere un caffè ma Loretta era contraria. C’era la macchina di riempire e bisognava andare.
Lui, senza neanche il caffè, assonnato e sempre più arrabbiato si è alzato di malavoglia, ha quindi caricato la macchina, ma ha compiuto l’ultimo errore fatale. Non ha inserito nel bagagliaio la mazzetta che serbava per alcuni lavori nella casa in Toscana. È tornato in soggiorno per prenderla e all’ennesimo insulto c’è stato il litigio, lo sguardo della moglie, e in un attimo l’uomo che al lavoro tutti dipingevano come il gigante buono, il marito bisognoso di attenzioni, è diventato una furia, un carnefice e ha assassinato la moglie in un gesto improvviso e violento.
Scapolo è reo confesso, il suo avvocato Paolo Bossi non ha chiesto la perizia psichiatrica, ma con il rito abbreviato spera in uno sconto di pena. I familiari di Lorella Gisotti, difesi da Antonio Battaglia, si sono costituiti parte civile. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 14 marzo.