Uniti per combattere la violenza contro le donne: il protocollo d’intesa diventa realtà.
Nasce il tavolo di coordinamento territoriale che raccoglie 14 diverse realtà: «Ciascuna con una diversa specializzazione, tutte impegnate nella prevenzione e nella repressione di questi reati», spiega , assessore ai Servizi sociali del Comune di Varese.
Palazzo Estense è tra i 14 enti impegnati in questa battaglia,con Provincia, Regione, questura, tribunale, procura, prefettura, Asl, il centro di ascolto Eos e associazioni di volontariato da anni impegnate in quest’ambito.
«Costituiremo a breve una cabina di regia – spiega Angelini – che vedrà in campo Comune, prefettura e Provincia. Il punto è creare una rete territoriale che lavori unita contro questo fenomeno».
Due risultati sono già stati raggiunti: il finanziamento ottenuto a sostegno del progetto Minerva (si tratta di 80mila euro, con Varese capofila dell’accordo destinato a potenziare le strutture d’ascolto, consulenza e accoglienza) e la nuova casa protetta inaugurata a Varese, dove le donne maltrattate troveranno rifugio e assistenza.
«Questa realtà è concentrata sull’area del capoluogo – spiega il prefetto – ma l’obiettivo è trasformarla in realtà provinciale. Sappiamo che anche Gallarate e Saronno si stanno muovendo vagliando dei progetti. Il traguardo finale è creare una rete unita su tutto il territorio».
Anche perché il fenomeno è sfuggente: «Non c’è un dato reale perché il sommerso, ciò che non viene denunciato, è tantissimo – aggiunge Angelini – Il dato oggi indica che la situazione sul nostro territorio è migliore di quella che si registra in altre province lombarde. Ma è un dato parziale. Non veritiero. C’è molto lavoro da fare».
Zanzi aggiunge: «Partiamo da un punto fermo: anche se la vittima di violenze fosse una soltanto, sarebbe una vittima di troppo e bisognerebbe intervenire».
E continua il prefetto: «Qui si tratta di fissare dei parametri. Consideriamo vittima solo la donna picchiata, maltrattata, violentata, o allarghiamo, giustamente, l’ambito di intervento, e lavoriamo per sostenere in modo concreto anche la donna che in casa vive una situazione di disagio? Anche in quest’ultimo caso è evidente che subisce una violenza, non fisica ma psicologica».
E poi, «quando si fissa il termine di intervento? Quando si arriva alla denuncia penale – conclude – oppure prima, prevenendo il peggio, quando la segnalazione arriva alle associazioni o ai centri d’ascolto?».
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