La storia affascinante del lago di Varese, le vicissitudini che ha subito negli ultimi due secoli e infine qualche indicazione su come poter recuperare il bacino varesino e curare finalmente la piaga dell’inquinamento. Il professor Roberto Cenci, ricercatore di Besozzo ed ex funzionario del Ccr di Ispra, sarà il protagonista della conferenza aperta a tutti, in programma oggi alle 16 in un luogo significativo e carico di bellezza come l’Isolino Virginia, che si trova proprio nel cuore del lago di Varese.
«Il tempo per il lago di Varese si è fermato inesorabilmente – sottolinea lo studioso – la sua vita è tutta in pericolo, la biodiversità, crogiolo di speranze, compromessa». Questa purtroppo è la fotografia odierna del bacino che soltanto duecento anni fa era completamente diversa, quando si poteva fare il bagno e addirittura berne le acque cristalline e pure. Dati certi derivanti dagli studi compiuti in tutti questi anni da Cenci, che grazie a una carota di sedimento raccolta nel lago di Varese ha potuto ricostruire la storia delle persone che abitavano e vivevano il lago, fino ad arrivare ai nostri giorni; i sedimenti rappresentano una sorta di archivio storico. Lo studioso besozzese ha cosi ricostruito le varie vicissitudini che hanno visto protagonista il nostro specchio d’acqua. L’analisi del Cesio contenuto nel sedimento ha portato a valutare la sedimentazione annua di questo radioelemento di circa 0.4 centimetri l’anno. L’indagine dei sedimenti ha portato a scoprire anche quali fossero le attività principali che si svolgevano attorno al lago di Varese a partire dal 1800, con la presenza in particolare di filature, tessiture, cave e fornaci, per la produzione di calce. «Facendo un balzo in avanti nel tempo, arriviamo alla fine della seconda guerra mondiale quando sulle rive del lago nasce un’importante azienda di elettrodomestici come la Ignis – racconta Cenci – allora non vi erano leggi che regolamentassero gli scarichi di contaminanti come i metalli pesanti e cosi i rifiuti delle lavorazioni finivano nel lago; una cosa molto interessante da osservare è il fatto, che a metà anni 70, i valori di questi metalli calano grazie all’introduzione di una nuova legge sugli scarichi». La stessa cosa purtroppo non capita per il fosforo che anziché diminuire continua a aumentare «perché – spiega il ricercatore – si continua a immetterlo nel lago». Il fosforo è la causa principale delle fioriture algali che strangolano il lago come quelle del 2010 e del 2014». Cosa fare allora per ridare vita al lago di Varese? «Separare le acque nere da quelle chiare, sistemare il vecchio collettore, chiudere ogni scarico abusivo e inertizzare i sedimenti – questa la ricetta di Cenci – occorre intervenire subito; non si può e non si deve aspettare domani».