– Prima udienza ieri mattina del processo a carico di Mahmoud Jrad, il ventitreenne siriano fermato lo scorso agosto a Varese, dove viveva con la famiglia del tutto estranea alla vicenda, con l’accusa di essere pronto ad arruolarsi nelle milizie dell’organizzazione terroristica Jabhat Al-Nusra, affiliata ad Al Qaeda, per compiere atti di violenza in Siria, dove sarebbe stato disposto anche a farsi esplodere.
Dopo varie vicissitudini, per Jrad era stato chiesto l’immediato, con richiesta del difensore Luca Bauccio di ammettere il proprio assistito al rito abbreviato, e un’udienza preliminare rimbalzata tra Varese e Milano per questioni di competenza territoriale, ieri mattina il procedimento si è finalmente aperto. Un’udienza molto rapida che ha visto l’ammissione dell’elenco prove e quindi la calendarizzazione delle prossime due udienze fissate per il 23 e il 31 ottobre.
Quindi tutto rinviato in autunno.
Jrad era stato arrestato nell’ambito di un’indagine della Dda di Genova che ha coinvolto anche altre persone.
Gli atti erano stati poi trasmessi per competenza territoriale a Milano.
Nel telefono del giovane gli investigatori della Digos hanno rintracciato, tra l’altro, una serie di documenti riconducibili all’organizzazione terroristica.
Come emerso da altre carte dell’inchiesta, sempre nel telefono di Jrad sarebbero stati scoperti anche alcuni file audio che sarebbero stati a lui inviati dal fronte di guerra di Aleppo, con indicazioni operative per i mujaheddin che combattono nella città siriana.
File in cui si sentivano frasi come: «Combattenti restate coperti nella zona di Aleppo dell’est, i nemici stanno colpendo dall’Est».
E ancora: «Ci sono due elicotteri con mitragliatrice in arrivo nella zona di Aleppo… state in guardia».
Jrad era stato arrestato nell’abitazione di Varese dove viveva con tutta la famiglia.
Famiglia che nulla ha a che vedere con le idee estremiste del giovane.
Anzi il padre osteggiava apertamente il fanatismo del figlio che andava a pregare in moschea sino a tre volte al giorno, mentre il padre lo invitava a cercarsi un lavoro.
Il padre è arrivato a picchiare il figlio pur di fermarlo e a minacciare di tagliargli la gola o di denunciarlo per allontanarlo dagli ambienti radicalizzati.
Per Jrad era già stata rigettata un’istanza di scarcerazione.
Il giovane siriano, detenuto nel carcere di Benevento, aveva dato segni di squilibrio strappando alcune pagine del Corano.
Il ventitreenne, che andava in moschea a pregare sino a tre volte al giorno mentre il padre lo esortava a trovarsi un lavoro, si è sempre dichiarato innocente.
«Non sono un terrorista: volevo andare in Siria per fare visita a mia moglie, non per combattere», aveva detto nell’agosto scorso interrogato dal gip. Jrad aveva inoltre sostenuto di aver frequentato la moschea solo per pregare tenendosi alla larga da soggetti potenzialmente pericolosi.
Il 23 ottobre il processo dovrebbe entrare nel vivo.