Il tessile vuole i tecnici. Per assumerli

Appello degli imprenditori del Sud: «Formiamoli subito oppure saremo costretti a cercarli all’estero». Pronto il progetto di un corso post diploma ad hoc inviato al Pirellone. Farioli: «Difendiamo il made in»

Il tessile dell’ex Manchester d’Italia non vuole passare la mano. «Ma abbiamo bisogno di tecnici – il grido d’allarme degli imprenditori del sud della Provincia di Varese – Formiamoli a casa nostra, prima di dover andare a prenderli all’estero». Il rischio è il declino del tessile, che è la colonna portante della moda Made in Italy. A raccogliere l’appello, in un convegno che si è tenuto venerdì a Busto Arsizio, l’associazione degli ex allievi e sostenitori dell’Itis Facchinetti, la storica scuola dei “periti tessili”, che con il pragmatismo tipico di chi è abituato a vivere in mezzo a telai e navette, non ha voluto parlare di problemi, ma individuare una soluzione.

La proposta, «per il ricambio generazionale» nel mondo tessile, è stata già spedita all’assessore regionale alla formazione e al lavoro . Si tratta di un «progetto di corso post-diploma per tecnici di produzione per la tessitura di tessuti ortogonali», il cui programma didattico è stato già elaborato da un gruppo di docenti ed esperti (tra cui, e il presidente dell’Associazione ), con la collaborazione e il sostegno di una serie di imprese tessili del territorio dotate di impianti di tessitura ortogonale.

«Non è vero che il tessile è il passato – sottolinea il sindaco di Busto Arsizio – Ecco perché occorre fare rete per difendere il “made in”. Quella che nasce da questo convegno è una proposta che non è utile solo ad alimentare formatori, come spesso colpevolmente è successo negli ultimi anni, ma s’inserisce in un’esperienza di successo concreto come quella degli Its di questi anni». Il problema che ha convinto imprenditori e appassionati del tessile a mobilitarsi è la constatazione che «tra qualche anno, quando i tecnici specializzati delle nostre imprese andranno in pensione, non ci sarà ricambio generazionale – sottolinea Capettini, imprenditore e titolare della 3C di Cassano Magnago, che produce tessuti a maglia – e ci troveremo paradossalmente a dover andare a cercare tecnici all’estero, come ad esempio in India».

Occorre riavvicinare i giovani all’istruzione tessile, offrendo prospettive concrete di occupazione: «Oggi la scuola, per le future leve che dovranno rimpiazzare le uscite dei tecnici che attualmente occupano i posti principali nelle aziende, è generalista, non specializzata – spiega, titolare della Tbm Group di Besnate, attiva in tutta la filiera tessile – dobbiamo riuscire a trasmettere ai futuri tecniciil nostro background, una cultura specifica senza la quale sarà impossibile mantenere i livelli di qualità e innovazione che il mercato ci chiede». Anche per , titolare della tintoria di famiglia a Busto, «l’istruzione tecnica è vitale per il nostro settore. Va sostenuta e ripensata, altrimenti la nobilitazione tessile finirà e con essa, spiace dirlo, anche la moda e il Made in Italy».