«Tutti quella notte hanno sentito cosa stava accadendo. Era impossibile non sentire quei rumori. L’acqua lasciata aperta non li copriva». Torna in aula il processo Alcatraz che vede sul banco degli imputati, 45 anni, assistente capo della polizia penitenziaria, e quattro agenti: di 55 anni, di 57 anni, di 28 anni e di 40 anni, cinque agenti della polizia penitenziaria di Varese arrestati il 9 dicembre del 2014 al termine dell’indagine coordinata dal pubblico ministero .
I cinque agenti sono accusati di aver fiancheggiato e favorito l’evasione di tre detenuti , 31 anni, , 30 anni e, 25 anni, fuggiti dai Miogni il 21 febbraio 2013. I cinque agenti sono accusati di aver favorito quella fuga da film, con tanto di lenzuola annodate per calarsi dalla finestra della cella e cassonetti impilati per saltare il muro di cinta dei Miogni, in cambio di denaro (a uno degli imputati viene contestato di aver intascato 20mila euro) e sesso gratuito fornito con generosità dalle ragazze della scuderia di Miclea. Ieri in aula è stato sentito, in videoconferenza, , attualmente detenuto in Francia, all’epoca dell’evasione occupante della cella al piano superiore rispetto a quella di Miclea. Cianni ha raccontato ogni dettaglio confermando le accuse a carico degli agenti: fu Miclea a raccontargli ogni dettaglio della fuga in corso, riferendo del coinvolgimento e della complicità degli agenti così come gli ha riferito Miclea. La testimonianza annulla di fatto il servizio che la trasmissione Le Iene stava preparando. Una troupe dello show si è presentata lunedì scorso a Varese (ieri curiosamente gli stessi non erano in aula a seguire l’udienza) chiedendo se qualcuno, in particolare il comandante della polizia penitenziaria (tra le accuse a carico degli imputati c’è anche quella di aver chiesto a Miclea di far picchiare Croci in cambio del fiancheggiamento dell’evasione reo di aver fatto rispettare le regole) abbia minacciato Cianni. Lui, e la sorella sentita subito dopo hanno smentito: «Mai nessuna minaccia». La sorella ha però detto di essersi sentita «intimidita» dall’approccio de Le Iene nei suoi confronti. Qualcuno ha chiamato la trasmissione, si sospetta uno degli imputati, segnalando un processo-montatura. Fatto smentito categoricamente in aula. Uno degli imputati ha di fatto segnalato sul proprio profilo Facebook di seguire Le Iene affinché la giustizia emergesse. La pm Palomba ha consegnato una relazione al tribunale sull’accaduto in particolare chiedendo di valutare il comportamento della troupe che ha rischiato di inficiare, quello sì, due testimonianze.