Dopo tre anni di lontananza Ivan Basso torna al Tour de France, la corsa che poco più di dieci anni fa lo ha fatto conoscere al mondo intero. Le strade di Francia sono le sue strade, da sempre, quelle di uno scalatore che ha vestito la maglia bianca di miglior giovane ed è salito due volte sul podio di Parigi. Nel 2015, Ivan è ancora qui, alla partenza della Grande Boucle, a quasi 38 anni e a 14 anni di distanza dalla sua prima partecipazione.
L’entusiasmo è lo stesso di quel ragazzo 24enne che nel 2001 si affacciava al ciclismo dei grandi con addosso la storica maglia della Fassa Bortolo e dentro la voglia di spaccare il mondo. Stavolta non è qui per gloria personale, ma per aiutare Alberto Contador a sognare la storica doppietta Giro-Tour, che manca nel palmares del ciclismo dal 1998, quando a riuscirci fu Marco Pantani.
Sì: è una sensazione bellissima, perché il Tour da sempre significa per me qualcosa di speciale. È una corsa coinvolgente, che ti trasmette qualcosa di incredibile, a prescindere dai risultati che si ottengono in corsa. È un’esperienza professionale unica ogni volta.
In questo mese ho dovuto cercare di recuperare le fatiche accumulate al Giro, così come i miei compagni. Sono tornato in corsa alla Route du Sud prima e al campionato italiano poi. Il Tour è una corsa che si vince più con la testa che con le gambe, è sempre stato così. Siamo una squadra forte, vista e rivista da tutto lo staff, sappiamo di poter fare molto bene per sostenere Alberto verso il suo obiettivo.
Benissimo, è rientrato vincendo la Route du Sud. È un fuoriclasse, e come tutti i fuoriclasse nelle grandi corse ci tiene a far bene. Noi siamo al suo fianco, cercheremo di supportarlo al meglio, consapevoli che in corse del genere tutto può cambiare in un attimo.