Novità in arrivo dal Parlamento Europeo di Strasburgo sul fronte dell’immigrazione. Con 390 voti favorevoli (con eurodeputati del Ppe, Liberaldemocratici, Socialisti e Democratici, Sinistra unitaria europea e Verdi), 175 contrari (tra cui gli esponenti del Movimento 5 stelle) e 44 astenuti (tra cui la Lega Nord), semaforo verde per l’avvio dei negoziati con il Consiglio e la Commissione per le libertà civili, per la riforma del regolamento di Dublino.
Ovvero a quell’insieme di regole dell’Unione europea che determina quale Stato membro sia responsabile del trattamento di una domanda di protezione internazionale. «Con il voto di oggi, il Parlamento europeo ha compiuto un importante passo avanti verso la riforma del regolamento di Dublino» ha dichiarato il Presidente del Parlamento europeo, i. «Come parte essenziale della politica di asilo dell’Unione europea, il regolamento di Dublino, allo stato attuale, è un sistema inefficace e ingiusto, di conseguenza deve essere immediatamente riformato. Ora agisca il Consiglio, possibilmente in tempi rapidi».
La votazione di mercoledì, si è resa necessaria dopo che lunedì 13 novembre 88 deputati hanno presentato un’obiezione sul mandato negoziale. «Questo vuol dire che la rivoluzione che abbiamo fatto funziona» ha affermato l’eurodeputata , relatrice ombra del Partito Popolare Europeo durante la conferenza stampa di mercoledì.
«I Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca), che vogliono i muri e sono contro l’accoglienza, hanno capito che la riforma a Dublino per loro è pericolosa ma hanno raccolto solo 80 firme, praticamente niente». Ed è proprio l’esponente del PPE che, presentando il testo lo ha definito non come un semplice ritocco «Abbiamo cambiato i connotati al trattato di Dublino».
Ma quali sono le modifiche proposte? Nel testo presentato dalla relatrice della riforma del regolamento di Dublino (ALDE, SE), frutto di un anno e mezzi di lavoro e ventidue riunioni, l’obiettivo è semplice, garantire una più equa ripartizione dei richiedenti asilo tra i Paesi UE. In base al documento, il primo Paese d’arrivo non sarà più automaticamente il responsabile per la presa in carico delle domande d’asilo.
«Finalmente riusciti a cancellare il criterio ipocrita del primo paese d’accesso – sostiene l’ eurodeputata di Possibile – è stato sostituito con un meccanismo automatico e permanente di ricollocamento cui tutti gli Stati sono tenuti a partecipare a pena di conseguenze sui fondi strutturali».
Nell’ambito della riforma è stata inserita una clausola sanzionatoria per gli stati membri dell’Unione Europea che decidono di non accogliere la propria quota di richiedenti asilo, potrebbero perdere o vedersi ridotto l’accesso ai fondi UE. Inoltre, per aiutare i Paesi UE, è stato previsto un periodo cuscinetto di tre anni anche se le procedure potrebbero partire immediatamente. «È una grossa rivoluzione ed un successo per l’Europa e per l’Italia – incalza l’onorevole Alessandra Mussolini – per questo spero che il testo resti così com’è».
Una speranza che dovrà scontrarsi con l’opposizione di alcuni Stati alla cancellazione del principio del primo Paese di ingresso non saranno poche.