– «La cosa più bella del Natale è che nasce Gesù». Lo raccontano così, con semplicità, le piccole e tra i giovanissimi interpreti che ieri, insieme a 500 persone hanno dato vita al presepe vivente 2014.
Con loro , , e sono stati i protagonisti della lettura dei brani evangelici, dal sogno di Giuseppe alla Natività e a ognuno è rimasto impresso un passaggio: «I pastori che si fidano dell’angelo e vanno subito a vedere Gesù, la sua nascita, Maria che si fida e si rende disponibile».
Abbigliati normalmente per raccontare “Qui e ora” , il Vangelo che parla all’uomo d’oggi, mentre nelle vie attorno alla basilica, bambini e ragazzi scout indossavano costumi antichi e animavano il villaggio nel tempo e nel luogo dove il figlio di Dio è venuto al mondo.
«Gli abiti, più di 400, sono tutti fatti a mano dalla prima edizione» spieg, che da sarta con la passione per il costume teatrale e per la pittura, fa la costumista per la rappresentazione cercando spunti nei dipinti antichi.
«È un’esperienza incredibile di amicizia, innanzitutto per noi adulti, e poi un’esperienza unica di fede che i ragazzi posso imparare per tramite nostro». Per quest’anno sono stati confezionati 73 vestiti da angelo. «I piccoli si sono costruiti le ali ritrovandosi in oratorio con i gruppi scout seguiti da adulti».
/>Hanno vestito i panni di una Madonna del ‘400: e .
Per Sara, alla sua seconda volta in queste vesti, «quando sei sul palco riesci a capire l’emozione che provava lei in quel momento e ogni volta è un’emozione forte». Giulia, invece, pensa a far trasparire il sentimento che più l’avvicina al personaggio, «la serenità».
«Abbiamo dedicato parecchie ore, in una quindicina di persone: tagliando, assemblando e pitturando» ricorda il “veterano” dei volontari, che è stato coinvolto dalle figlie scout. «Il ricordo più significativo è quello di un amico che ci ha lasciato quest’anno che diceva “questa è la vita che l’esperienza con i ragazzi ci porta a vivere”».
Far partire un meccanismo tanto grande «vuol dire divertirsi moltissimo insieme alle persone che offrono il loro lavoro e accettare una sfida – afferma , regista della rappresentazione – Significa pensare a cosa costruire insieme ai ragazzi prima di tutto, tenere conto di cosa vengono a raccontare in piazza e, allo stesso tempo, cercare di curare l’evento, perchè sia una bella proposta alla città, con un suo valore culturale e artistico».
Per Andrea il Natale è il presepe: «Quello che facevo da bambino con le statuette di gesso. Forse da lì è nato il desiderio di portarlo da una mensola sopra il camino al sagrato davanti alla chiesa. È una poetica che mi interessa raccontare perchè sono un regista, ma sono anche un cristiano».
Per , l’architetto del presepe, quest’anno s’è “giocato in casa” visto che la sua mamma è di Nazareth e «la rappresentazione voleva ripartire dai Vangeli, riproponendo il luogo e il tempo in cui questo evento accadeva, mentre la vita del villaggio intorno continuava senza fermarsi, perchè Dio entra nella vita di ognuno in maniera discreta e personale».
L’iniziativa supportata dal comune di Varese, dalla Fondazione Paolo VI e da Ubi Banca, raccoglie fondi per l’Associazione volontaria servizio internazionale.
«Il presepe vivente ha trasceso l’impegno per Avsi – spiega , referente dell’organizzazione impegnata con oltre cento progetti di cooperazione allo sviluppo in 37 paesi del mondo – ma ha una vita propria per i varesini grazie agli scout e a tutti i volontari, alla parrocchia e alle istituzioni. Lo sguardo è puntato sull’avvenimento del Natale».