Cara Provincia, sono un tifoso del Varese e vi compro dal primo numero dell’ottobre di dieci anni fa: con voi ho pianto tante volte di gioia e di dolore, come se la partita dei biancorossi si incrociasse sempre con quella del nostro giornale. Se martedì il Varese 1910 non si iscriverà e morirà per sempre, come state facendo capire, dovrò piangere perché avrò perso per sempre un pezzo della mia e della nostra (vostra) vita o dovrò essere orgoglioso di poter ripartire pulito con i veri valori che avevano fondato e accompagnato a lungo i biancorossi?
Fabio Daverio
Varese
Il Varese è un sorriso che sa germogliare su un asfalto di lacrime. È una roccia, che colpita da un martello non sa spezzarsi. E più viene battuta più lei rimane intatta. Un colpo, un secondo e un terzo e lo stesso resta lì: immutata, pura, dura, spigolosa.
Il Varese è amore, e l’amore, quando è vero e genuino, non può essere cancellato con una firma o con una delusione. Il Varese è quel sentimento che batte nei cuori dei suoi tifosi,
che si alimenta del bello e del pulito nonostante il brutto e lo sporco che lo circonda, e che prova ad affogarlo da un anno a questa parte.
Gentile Fabio, non sarà una mancata iscrizione o un fallimento (per quanto siano fatti tristi e gravi) a cancellare l’amore per il Varese. E anzi, siamo sicuri che tornerà più forte di prima, perché lo sappiamo tutti: è nelle difficoltà che si vede davvero ciò che conta e ciò che vale.
Questo glielo diciamo con gli occhi pieni dei cori, delle facce, delle parole dei 300 tifosi che hanno manifestato sabato scorso: quello è il Varese, e non potrà morire mai. Uomini, donne, ragazzi e anziani, bambini che corrono, si rincorrono, e si intrufolano sotto uno striscione che per loro è un gioco. Bene, quel gioco parla di rispetto verso il Varese, verso ciò che si ama. Quel gioco insegna la vita, perché parla di valori, gli stessi che qualcuno in società sembra aver scordato, ma che sono il fondamento dell’esistenza stessa di quella nostra stupenda e dolorosa squadra.
Quindi, capisce Fabio, che non deve aver paura e temere: perché il Varese germoglierà ancora una volta su un asfalto di lacrime come il fiore più bello. Finché ci saremo noi, finché ci sarete voi.
Fernando Di Cristofaro