Il Varese e il nuovo stadio «Sintetico all’inglese»

VARESE Convenzione per la gestione del Franco Ossola, Varese 1910 e municipalità avanzano verso il progetto definitivo, quello a dieci, venti o più anni.
Situazione: il 22 febbraio è stato firmato l’accordo ponte, per sanare i due anni precedenti come debiti e canoni arretrati, oltre che mettersi in pari riguardo la stagione in corso. Il foglio scade il 30 giugno, questo è il tempo entro cui arrivare alla stretta di mano: la data, inoltre, coincide suppergiù con il termine per l’iscrizione al campionato, la società di via Manin deve presentare uno stadio in utilizzo con ogni concessione e, finalmente, senza vacatio legis.

«Abbattere i costi, per tutti» Per il Varese, s’occupano della trattativa il segretario generale Giuseppe D’Aniello, se non ci fosse andrebbe inventato, affiancato dall’avvocato Stefano Amirante, da pochi mesi parte integrante dell’organigramma. Spiega D’Aniello: «Grazie a Stefano abbiamo ottenuto il primo passo, sui due necessari».
Il passo uno è indicato sopra nel dettaglio, la convenzione ponte, il secondo è appunto la definitiva, quella che guarda al prossimo ventennio. Sempre Giuseppe D’Aniello, è lui la voce narrante: «Dopo

avere sanato le pendenze, abbiamo intestato a noi le utenze, così come le fatture di elettricisti, idraulici, sorveglianza e manutenzioni varie. Dal mese scorso siamo i responsabili, quelli a cui arrivano le bollette». Buttandola sul calcio, il primo gol è del comune che ha scaricato ogni costo.
Palla al centro, perché adesso tocca al Varese: «Dopo la firma, starà a noi trasformare lo stadio in una fonte di reddito, o di non spesa». Il via alle trattative è in agenda giovedì prossimo, a Palazzo Estense.

«Servizi e campo sintetico» Gli interventi da realizzare sono la somma di quanto s’è già detto, dalle problematiche emerse con Varese-Atalanta del rientro in cadetteria: «La via immediata di risparmio è levare gli affitti dei vari campi, con prima squadra e due, tre formazioni del vivaio in giro ne usiamo diversi».
Uso intensivo del Franco Ossola: «Per farlo servono due terreni in sintetico, il campo centrale e un altro dietro ai distinti». Quest’ultimo non avrà misure regolamentari, non ci starebbero: «In gare ufficiali potrà essere utilizzato dalla categoria giovanissimi a scendere, ma per allenarsi sarà perfetto». Sulla materia è al lavoro l’équipe commerciale diretta da Massimo Carpino. D’Aniello illustra le opzioni: «Un misto sintetico per il campo grande, tipo San Siro o stadi inglesi per intenderci, e un sintetico al cento per cento dietro ai distinti, modello Bosto più che Gavirate, utilizzabile al gelo».
Sul piatto: «Una palestra degna per i giocatori, migliori servizi per il pubblico e la stampa, un nuovo impianto audio». Fondamentale: «Il risanamento strutturale della curva sud».

«Concentrati sulle necessità» D’Aniello: «La priorità è sui due terreni, il rettangolo di gioco sta diventando un problema, passando dal peggiore del torneo nei mesi invernali al migliore dalla primavera in avanti, anche Sky si lamenta. Il microclima di Masnago è particolare, il poco riposo non agevola».
Il resto non decade, a cominciare da un centro sportivo esterno, ma è un focus molto, molto lontano: «Dobbiamo ancora chiudere questo passo, non vogliamo neppure pensarci. Il presente è troppo importante». Il domani, inoltre, va relazionato al contesto: «La serie B chiede determinati parametri, che rispettiamo già, la A ben altri. Ragionando sulla B, molte cose vanno bene e, per esempio, la pista di ciclismo è un non problema. Ragionando sulla massima serie cambia lo scenario».
Parentesi di sostanza: il velodromo Luigi Ganna, edificato con le curve a parabola alta per i Mondiali del ’71, non rispetta più le regole attuali.

«Rivoluzione da serie A» Insomma, se nel prossimo ventennio l’Olimpo diverrà realtà stabile, la via è una: «Abbattimento integrale con avvicinamento delle tribune al campo, di sistemi ce n’è mille». Al netto di trovare finanze e accordo con il comune proprietario.
Nella primavera 2011, il comune approntò un piano tuttora nel cassetto: punto fondamentale una gradinata mobile da inserire tra settore ospiti e tribuna, così da superare quota diecimila e sopravvivere in deroga. Disse Franco Andreoli, dirigente dell’area lavori pubblici: «E’ impensabile spendere troppo in una struttura da ripensata nella globalità». Un obbligo, ragionando su un manufatto dei primi Sessanta.

D’Aniello: «E’ l’unico modo per offrire un confort degno, con posti coperti e quant’altro di attuale. Per attirare appassionati, che non mancano ma preferiscono la tv, più di quanto facciamo non possiamo, solo uno stadio concepito da zero cambierebbe le carte. L’esempio della Juventus è da vedere». Numeri: pubblico al rientro in B 5.111 (11ª cifra su 22), anno passato 4.207 (13ª), oggi 3.549 (14ª). La media campionato, su 373 gare, è di 4.647; dietro ci sono Reggina, Ascoli, Empoli, Juve Stabia, Cittadella, Lanciano, Pro Vercelli e Grosseto.
Samuele Giardina

p.rossetti

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