Lavorare e ancora lavorare. Il vicepresidente Piero Galparoli non si stufa di sudare per il Varese che ha rifondato, insieme ai soci Gabriele Ciavarrella ed Enzo Rosa, alla fine dello scorso mese di luglio. L’Eccellenza di oggi non è un peso e anzi, nonostante le apparenze e l’abisso di categorie, non è poi così lontana dalla Serie A.
Non posso dare una sola risposta ma parto subito dai nostri giocatori: i più esperti Gheller, Luoni, Marrazzo, Capelloni e Viscomi rappresentano la forza del nostro spogliatoio. Ma non posso dimenticare i ragazzini: sono loro il futuro del Varese. Lercara, Zazzi, Cavalcante e tutti gli altri hanno sposato subito il nostro progetto, senza neppure stare troppo a pensarci. E adesso con loro abbiamo un carburante trascinante: l’entusiasmo, che l’allenatore Giuliano Melosi e il general manager Paolo Basile, insieme a una dirigenza davvero unita, stanno coltivando e mettendo a frutto.
Non avevo dubbi sulla risposta del nostro pubblico, che è unico: la maggior parte dei nostri giocatori, se non la totalità di loro, non aveva mai visto duemila persone sugli spalti. Negli altri campi ci sono al massimo cento spettatori. Ma questa non è l’unica componente che sta facendo la differenza.
Un’organizzazione da società professionistica. Salta subito all’occhio, arrivando a Masnago, dove sembra di essere rimasti in B. Abbiamo tanta gente in tribuna, progetti unici come il consorzio, l’associazione dei tifosi e una cooperativa innovativa. Stiamo facendo le cose in grande e domenica scorsa abbiamo inaugurato anche l’area ospitalità mentre il centro di allenamenti Varesello è la nostra casa in settimana. Però, per capire come siamo avanti, dovete considerare il lavoro del nostro Aldo.
E a chi se no? Cura lo spogliatoio esattamente come faceva nella passata stagione in Serie B. I magazzinieri delle altre squadre lo osservano e tentano di guardare all’interno dello spogliatoio del Varese per vedere come è ordinato. Posso forse spiegarvelo? Dovreste vederlo. Aldo arriva due ore prima per mettere a posto magliette, accappatoi, ciabatte e tutto l’occorrente per i nostri ragazzi. Durante la settimana sta al campo dalle otto di mattina fino a tarda sera, mangiando un panino veloce in pausa pranzo e lavorando mezza giornata, pur avendo solo un rimborso spese. Eppure, indipendentemente dalla categoria, dà il massimo come tanti altri.
Sergio Visentin, capo steward che, insieme ai suoi ragazzi, ha verniciato, pulito e rimesso a nuovo lo stadio. La passione di volontari innamorati sta trascinando tutto il Varese.
Certo e sotto il cartello c’era un gufo. Era lì noncurante della nostra presenza e vederlo ci ha lasciato un brutto presagio. In effetti poi abbiamo perso la Serie A. Che rimane il nostro sogno, anche se adesso siamo in Eccellenza. La nostra A è comunque già qui adesso con tanti ragazzi varesini che hanno la possibilità di diventare calciatori veri e con i veterani innamorati dei colori biancorossi, come Marrazzo. E Capelloni, che domenica scorsa è stato premiato come migliore in campo da Neto Pereira e poi ha postato sui social queste parole: «È il giorno più bello della mia vita».
Io sono un politico e so che, a volte, la coerenza non paga. Purtroppo. È difficile fare carriera quando non ti pieghi agli interessi in gioco o alle pressioni. Anch’io non accetto imposizioni e vi posso assicurare che Varese sarà un’isola felice anche in questo senso.