Il Varesotto come Berlino Bignasca chiede il muro

LAVENA PONTE TRESA «Un muro da 50 milioni di franchi per risolvere i tre problemi del Canton Ticino: frontalieri, immigrati irregolari e criminalità in arrivo dall’Italia». E’ l’ennesima provocazione targata Giuliano Bignasca lanciata dal leader della Lega dei Ticinesi dalla colonne de “Il Mattino”: delimitare con un muro invalicabile il confine tra Ticino e Italia, e in particolare con Varesotto e Comasco.

Il piano di Bignasca punta a mettere un freno, nelle intenzioni di chi ha formulato l’incredibile proposta, non solo all’arrivo di clandestini, ma anche all’incremento dei frontalieri e alle incursioni dei criminali ai danni delle attività delle fascia di confine. «Visto che il numero dei frontalieri continua ad esplodere, con 55mila unità ufficiali, senza il “nero”, e lo stesso discorso vale per i padroncini, come pure per la criminalità d’importazione e i finti asilanti, è ora di venirne ad una. È chiaro – scrive Bignasca – che la prima misura da prendere è, come da tempo predicano la Lega e il Mattino, blindare le frontiere, ormai ridotte a dei colabrodo! E per blindare le frontiere, il modo più efficace ed anche economico è quello di costruire un bel muro».

Parole accompagnate da un piano d’azione e persino dal conto economico del progetto. «Serve un muro che ci separi dalla Fallitalia e da tutta la criminalità d’importazione che entra in Ticino. Ebbene, – chiarisce Bignasca – costruire un muro, della lunghezza di 25 chilometri, alto quattro metri e dello spessore di 50 centimetri, costa circa 50 milioni di franchi, espropri compresi. Si tratterebbe, ovviamente, di un investimento “una tantum”, fatto salvo per le spese di manutenzione». «Il muro – aggiunge il leader della Lega dei Ticinesi – con poche entrate ben sorvegliate 24 ore su 24, permetterebbe inoltre di risparmiare sui controlli in dogana, utilizzando le risorse così liberate per potenziare la sicurezza all’interno della Svizzera».

Una sparata, quella di Bignasca, che ha sollevato subito le reazione dei sindaci varesini di confine. «Non posso che farmi una risata. Perché probabilmente questa del muro è una sparata talmente grossa che sono sicuro non convince nemmeno lo stesso Bignasca» ha commentato il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Pietro Roncoroni. Gli fa eco il sindaco di Saltrio Giuseppe Franzi: «Non ho veramente più parole nei confronti delle uscite di Bignasca. Posso solo rispondere che nessuno fa beneficenza ai frontalieri.

Vengono assunti da imprese o aziende svizzere. E non sarà certo un muro a fermare questa necessità del mercato del lavoro ticinese. Per il resto credo la si possa solo buttare sul ridere». Una posizione condivisa nella sostanza anche da il sindaco di Luino, Andrea Pellicini: «Un’uscita del genere – sottolinea – merita davvero un grande palcoscenico. Come quello che siamo disposti ad offrirgli al Festival della Comicità di Luino. Lo abbiamo già invitato una volta e se Giuliano Bignasca decidesse di partecipare saremmo ben lieti di averlo come nostro ospite d’onore».

b.melazzini

© riproduzione riservata