Il -32? Recuperato. Completamente. E vi scriviamo subito il perché, visto che a fine gara le quattro cifre combinate insieme del tabellone (55-46) sembrano dire il contrario e in fin dei conti in A2 ci andrà Faenza. Il -32 è recuperato in una bomba di Giulia Rossi scagliata da otto metri che quasi non muove la retina e ti fa scattare in piedi sulla tua seggiola. Il -32 è recuperato nei tiri ignoranti alla Gianluca Basile di Michela Frantini che fanno quasi scendere in campo la parte destra del Keynes di Gazzada, quella occupata dai tifosi biancorossi, quelli che con un semplice “Varese-Varese” sanno far arrossire le varie “Romagna mia, Romagna in fiore…” e compagnia cantante.
Il -32 è recuperato nei back door che esaltano il palazzetto di cui sopra (e chi vi scrive) e profumano di sudore e di ripetizioni durante gli allenamenti. Il -32 è recuperato in quelle ginocchia piegate e collegate al cervello (come vuole il coach) che riescono a mandare in confusione l’orologio di una veterana come Eric e fanno sembrare Simona Ballardini (un passato in Serie A) un pulcino bagnato. Il -32 è recuperato quando un +13 ti fa sognare il miracolo, quando un recupero difensivo nell’ultimo, inutile (ai fini del doppio confronto) quarto diventa una fuga per la vittoria più bella, più meritata, più importante, più dolce. Inutile cosa? Nulla.
Il -32 è recuperato in una festa del basket fatta di sorrisi, patatine e caldo asfissiante. Il -32 è recuperato nell’orgoglio di 12 ragazze che hanno giocato 40 minuti come se si fosse sempre sullo 0-0 e quello successivo fosse l’unico canestro che conta. Il -32 è recuperato in quella camminata nervosa e perpetua della Ettore Messina in gonnella di Varese, Lilli Ferri, quella da cui tutto ha genesi, quella che si mangia la linea laterale incazzandosi, sorridendo, rincuorando, insegnando, emozionandosi ed emozionando. Il -32 è recuperato nelle sue lacrime di fine match, simbolo dell’umanità di chi lotta. Il -32 è recuperato. Punto. Poi in A2 ci andrà Faenza, e quindi vivissimi complimenti a lei. Qui a Varese, però, ci stanno a cuore le belle storie: e ieri ne abbiamo vissuta una bellissima. Grazie Branco.
La cronaca racconta di una partita tirata, fisica, intensa. Attenzione difensiva (cercando i raddoppi sul portatore di palla nei giochi a due) e ordine in attacco: i primi minuti biancorossi sono giudiziosi, anche se scontano di alcuni errori che la sicurezza di Faenza trasforma spesso e volentieri in punti. Al 5’ è 10-4 per le ospiti, svantaggio che scatena l’orgoglio varesino: il successivo 6-0 di parziale è infatti tutto aggressività e corsa in contropiede, particolari che esaltano Gazzada.
L’equilibrio ristorato è nel 14-14 del 10’, punteggio dal quale Varese riparte con la bava alla bocca. Rossi (che verve in non perfette condizioni fisiche) ne mette 5 in fila e Cassani centra il bersaglio dalla lunga: guardi il tabellone, stropicci gli occhi un paio di volte, e vedi il +11 WaV al 14’. Sulle ali di una carica agonistica che fa pendant con quella del pubblico, le biancorosse potrebbero davvero cercare di scappare, anche perché nel frangente le romagnole vengono letteralmente anestetizzate in attacco: Frantini e compagne, però, abusano un po’ troppo del tiro da fuori, vanificando gli sforzi difensivi e chiudendo il primo tempo con un +10 (34-24), comunque ottimo, che non rende completamente giustizia al carattere del Branco.
Faenza non è una big per caso: lo dimostra con i 5 punti consecutivi di Eric che marchiano a fuoco il rientro in campo e riducono sensibilmente il vantaggio casalingo, soprattutto in ottica doppio confronto. Le percentuali delle ragazze di Lilli Ferri si abbassano, il canestro avversario diventa ermetico (2 soli punti segnati nei primi 8 minuti del terzo quarto) ma le biancorosse hanno la voglia e e la lucidità per resistere al fiato sul collo di Ballardini e sodali e di trovare – nell’ultimo minuto – il colpo di reni (ancora con Cassani e Rossi) per tornare a +8 (42-34). Nell’ultimo quarto Varese ha il fiatone, ma fa trottare sul parquet ogni energia residua. Venendo premiata.