E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest.
L’insegnante 39enne, militante antifascista accusata di aver partecipato alla violenta aggressione a due avversari politici a margine di una manifestazione, “avrà il braccialetto elettronico e prima della liberazione dovrà pagare una cauzione di 40mila euro al tribunale”, ha riferito l’avvocato Mauro Striani, che si occupa del caso assieme al collega Eugenio Losco. Il legale ha anche espresso soddisfazione per la decisione del giudice, sottolineando però che “la battaglia continua”.
La decisione apre la strada che agevola le tappe per il possibile rientro in Italia. Le autorità italiane – si apprende da fonti di governo – potrebbero chiedere al dicastero ungherese – previa l’eventuale richiesta da parte dei legali di Salis – la necessaria documentazione e trasmettere il tutto all’autorità giudiziaria competente per il riconoscimento e l’esecuzione in Italia della misura applicata, secondo quanto prevede la legge quadro del Consiglio europeo del 2009, per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle ‘misure alternative alla detenzione cautelare’. Sulla norma, però, ci sarebbe una giurisprudenza non univoca in quanto quella applicata a Salis non è una misura conseguente ad una condanna definitiva ma una misura cautelare.
Avs rilancia “Ora portarla al Parlamento a difesa dei diritti”
La concessione dei domiciliari a Ilaria Salis, dopo l’accoglimento del ricorso presentato dai suoi legali, e’ “una splendida notizia”. Lo hanno detto Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni dell’Alleanza verdi e sinistra. “Questo risultato si deve innanzitutto alla tenacia e alla determinazione della famiglia – hanno proseguito – e di tutti coloro che invece di stare in silenzio si sono battuti e continueranno a farlo per i diritti di Ilaria e di tutti noi. Siamo felici e ancora più convinti della nostra scelta di candidare Ilaria nelle nostre liste. Ora dopo questa prima vittoria, così importante per lei e tutti noi, vogliamo riportarla in Italia e poi a Bruxelles come parlamentare europea perché la questione del rispetto dei diritti in Europa diventi una questione pienamente politica”, hanno concluso.
Tajani: “Era quello che volevamo. Merito di governo e ambasciata che hanno lavorato in silenzio”
“Bene, gli arresti domiciliari erano quello che volevamo. Ora Ilaria Salis potrà votare tranquillamente”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando in Trasatlantico alla Camera dopo il question time.
“Io sono garantista, speriamo che possa essere assolta e possa ritornare il prima possibile in Italia”, ha aggiunto il leader di FI, spiegando che “è merito dell’azione sinergica, del governo e della nostra ambasciata, che hanno lavorato intensamente, in silenzio, senza fare propaganda, senza rulli di tamburi, come abbiamo sempre fatto, come stiamo facendo con Falcinelli e con tutti”