Patrimonio immobiliare degli enti locali, scarsa resa e poca trasparenza.
Il comma 1 dell’articolo 30 prescrive che «le pubbliche amministrazioni pubblichino le informazioni identificative degli immobili posseduti, nonché i canoni di locazione o di affitto versati o percepiti».
In realtà, nonostante lo Stato abbia previsto un apposito format per la pubblicazione delle informazioni sui siti istituzionali (sotto la sezione “amministrazione trasparente”), in provincia di Varese prevale il fai-da-te.
E in molti casi la trasparenza è ancora una speranza inattuata, visto che i dati non sono ancora disponibili, come peraltro succede nel 40% delle amministrazioni pubbliche a livello nazionale.
Parliamo anche del capoluogo Varese, dove la pagina risulta “in costruzione”.
Dalla segreteria generale assicurano però che «la raccolta dei dati è in via di completamento» e che la settimana prossima dovrebbe essere pubblicato tutto, «come prevede la legge».
Ma la città giardino è in buona compagnia, per così dire, visto che anche altre realtà importanti del Varesotto, come Saronno, Samarate, Somma Lombardo, Cassano Magnago, Castellanza e Cislago, non riportano ancora alcun dato relativo al patrimonio e alle locazioni attive e passive degli immobili.
Poi ci sono altri Comuni, come Gallarate, dove viene pubblicato soltanto il dato consuntivo sugli affitti: 141mila euro di “fitti attivi” percepiti, a fronte di 435mila euro di “fitti passivi” impegnati. Più spesa che resa, insomma. Eppure il patrimonio comunale è notevole: in tutto ben 135 stabili di proprietà, alcuni dei quali dismessi e in gran parte inutilizzati, come le scuole Bottini (su cui è in corso un progetto di ristrutturazione), l’edificio ex Pozzi di via Pastori, il Palazzo Minoletti.
A Busto Arsizio c’è il paradosso di un patrimonio comunale di dimensioni gigantesche, tra cui diversi edifici vuoti e inutilizzati che necessitano di interventi di manutenzione, che fa da contraltare ad una serie di immobili presi in affitto dai privati per alcune esigenze essenziali.
Parliamo di due asili (Villa Sioli e la materna Bianca Garavaglia), che costano oltre centomila euro all’anno di affitto, ma anche di una parte dell’ufficio servizi sociali (diecimila euro).
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