VARESE – “Pur rispettando sempre le sentenze dei giudici, la condanna del poliziotto accusato di essere stato ‘troppo duro’ nell’affrontare uno straniero ubriaco armato di coltello lascia molto perplessi e pone diversi interrogativi sulle tutele per le forze dell’ordine che compiono il proprio dovere al servizio della comunità”. Commenta così Stefano Clerici, consigliere comunale di Varese Ideale, la condanna a un anno e sette mesi di reclusione comminata a un agente della Polizia di Stato per aver utilizzato eccessiva violenza nell’ammanettare un cittadino marocchino che girava armato di due coltelli nel sottopasso di via Morosini il 9 gennaio 2020.
“E’ già di per sé assurdo che un servitore dello Stato debba affrontare un processo dopo aver reso inoffensivo un soggetto evidentemente pericoloso – afferma Clerici -. Ma è ulteriormente sconcertante che un poliziotto venga condannato quando la sua presunta condotta eccessivamente energica aveva provocato allo stesso individuo conseguenze fisiche irrisorie, come certificato dalla prognosi di soli cinque giorni con cui era stato dimesso dal Pronto soccorso”.
“Tenendo conto che l’agente è stato condannato anche per falso ideologico e calunnia in merito alle lesioni da lui subite (20 giorni di prognosi) e vanamente denunciate – aggiunge il consigliere comunale –, viene da chiedersi quale metro abbiano utilizzato i giudici nel pronunciarsi. Tirando le somme, il fatto in questione aveva due protagonisti: un immigrato ubriaco armato di coltello e un poliziotto che lo ha coraggiosamente fermato. Per quanto riguarda me e Varese Ideale – conclude Clerici – non abbiamo e non avremo mai dubbi su quale sia la parte giusta”.