Monica Maimone, 67 anni di Varese, da due giorni vive sotto tutela. Il Cosp ha disposto il servizio di sicurezza dopo l’aggressione subita dall’imprenditrice all’uscita dall’hotel dove alloggia, nel pieno centro di Palermo. La donna è al vertice dell’organizzazione del 390esimo “Festino di Santa Rosalia”, l’evento che tra sacro e profano, ogni 14 luglio, celebra la patrona della città siciliana.
Una festa attesa da migliaia di palermitani ma anche da chi spera di poter trarre qualche beneficio economico dall’evento: quest’anno il Festino appare macchiato da veleni e polemiche, con tanto di ricorso al Tar da parte delle imprese giunte dietro alla MyMoon, la società che ha vinto il bando del Comune.
L’aggressione all’imprenditrice risale a tre giorni fa: il Comune aveva mantenuto il riserbo per non intralciare gli investigatori, al lavoro per identificare i responsabili.
Annunciando la costituzione di parte civile dell’amministrazione all’eventuale processo, il sindaco Leoluca Orlando parla di «gesto di volgare mafiosità che mortifica la legalità e lo sviluppo nella nostra città». L’imprenditrice, dal canto suo, non abbassa la testa; «Sono serena, quanto accaduto non cambia la mia voglia di far bene il mio lavoro», dice. Ed è lei stessa a ricostruire l’episodio, avvenuto nella zona dei Quattro canti, dove si trovano diverse telecamere che potrebbero avere registrato qualcosa.
«L’incontro è stato casuale – rammenta – Nessuno sapeva che sarei uscita dal mio albergo per prendere un
gelato a mezzanotte: non penso che i due uomini ben vestiti e uno con un Rolex addosso mi stavano aspettando».
Uno dei due l’ha chiamata per nome. «Mi sono avvicinata, erano corpulenti e ben vestiti, uno aveva i capelli castano-brizzolati. L’uomo più alto mi ha detto che dovevo lasciare Palermo, che io con il
Festino non c’entravo nulla, perché doveva restare ai palermitani. Gli ho risposto con una parolaccia e lui mi ha spinto per terra, l’altro, che non ha detto nulla, mi ha dato un calcio».
La donna ha riferito alla polizia di non conoscere gli aggressori. «Loro evidentemente mi conoscevano bene – aggiunge – L’unico che ha parlato mi ha detto in siciliano che me ne dovevo andare». Adesso la speranza dell’imprenditrice è che questa storia non oscuri la festa.
«Dopo che quello che è accaduto spero che adesso posso solo lavorare alla riuscita della manifestazione. Ho una scorta simpaticissima. La metà della mia vita la passo a San Paolo in Brasile, anche lì ho la scorta. Non c’è nulla che mi possa spaventare. Vado avanti».
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