Formazione, lavoro, giovani e ottimismo. Parole che da tempo non sentivamo accostate l’una all’altra. Eppure, ieri, all’evento organizzato a Villa Porro Pirelli di Induno Olona da Spi, Servizi e Promozioni Industriali srl di Gallarate, la società di servizi dell’Unione Industriali varesina, per i suoi 40 anni di vita, queste parole sono tornate ad unirsi e si sono riaccese di significato. «Bisogna essere positivi – ha esordito don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, con il suo inconfondibile stile informale – così, il 50% del problema è risolto». I giovani devono essere però realisti: «Non devono sognare la luna nel pozzo, devono aver un concetto concreto di lavoro, altrimenti significa che non abbiamo educato bene i nostri figli».
«L’aria sta cambiando – ha aggiunto Giorgio Fossa, presidente di Fondimpresa e past president di Confindustria – Troviamo finalmente il coraggio di dirlo: siamo stati in una crisi profonda, ma ora stiamo tornando a crescere. Però sappiamo tutti che non siamo più quelli di una volta: siamo entrati in questa crisi con un mondo e ne usciamo con un mondo del tutto diverso. C’è esigenza di nuovo». Ma questo significa un cambio di prospettive, ha sottolineato Fossa: «Dobbiamo
lavorare su prodotti di alta gamma, e per fare questo serve una formazione a tutti i livelli, per migliorare i nostri prodotti affinché siano più competitivi sui mercati di tutto il mondo». Solo con la formazione si possono acquisire nuove conoscenze: uno strumento che viene in aiuto alle aziende è Fondimpresa, «che nasce proprio sull’esperienza delle imprese, sulla base delle loro esigenze». Che sono una diversa dall’altra, e Fondimpresa aiuta concretamente a soddisfarle: lo 0,30% dei contributi versati nel fondo si concretizza in 50-55 euro per ciascun dipendente. «E nel complesso – ha aggiunto Fossa – fanno la differenza, sono numeri importanti». C’è però ancora un paradosso, ormai noto, che continua a cercare una risposta: nonostante i dati sulla disoccupazione, «ci sono imprese che cercano persone e non le trovano», ha ricordato Fossa.
Ecco perché è necessario lavorare sui giovani fin dal loro percorso di studio. Ed è quello che Univa fa da qualche anno con il progetto Generazione d’Industria, ha spiegato Riccardo Comerio, presidente dell’Unione Industriali varesina: «Un progetto che coinvolge ogni anno circa 25 imprese che lavorano insieme alle scuole, per diffondere cultura d’impresa nei giovani, ospitandoli in azienda per un periodo di stage. Dobbiamo far capire loro che lavorare nelle imprese è bello e può portare grandi soddisfazioni. Da noi c’è tanta innovazione: ci servono giovani che abbiano voglia di appassionarsi alle nostre aziende. Un giovane oggi è disorientato nell’avvicinarsi al mondo dell’industria: noi dobbiamo farlo appassionare al nostro mondo». La formazione tecnica e professionale oggi, per un ragazzo, è una buona strada, la strada giusta: «Forse pochi ricordano che io arrivo dal mondo della formazione – ha raccontato don Mazzi – Nel ’79 ero a dirigere un centro di formazione professionale: lì ho salvato migliaia di giovani. Allora nei centri professionali venivano piazzati i “mezzi deficienti”, gli scarti delle scuole: ebbene, questi ragazzi si sono salvati imparando un lavoro».
Poi, ha scherzato Don Mazzi «da lì sono diventato il tossicodipendente del Parco Lambro e il salvatore delle prostitute». Ma anche qui, nelle comunità, il lavoro è salvezza: «Adesso io faccio formazione professionale nelle comunità. Ho circa 40 centri e dove non ho un laboratorio trovo molta più difficoltà: questi ragazzi li salviamo se li portiamo a lavorare». Ma prima bisogna convincere le mamme, ha scherzato il popolare sacerdote: «Bisogna dire alle mamme dei nostri cicciobelli che andare a lavorare in azienda è bello, crea serenità, è molto umano». Attraverso il lavoro si salvano i giovani e loro sono il futuro delle imprese.