– Condenser, «no ai licenziamenti». Il deputato grillino porta il caso sul tavolo del ministro dello sviluppo economico. Per i 109 dipendenti, tutti operai di età compresa tra i 40 e i 50 anni, tra alcuni mesi si apre lo spettro della disoccupazione. Ma , sindacalista della Fim-Cisl, ammette: «Le abbiamo provate tutte. Solo un miracolo può salvare la Condenser».
La vicenda è una delle tipiche storie di crisi che negli ultimi anni abbiamo già raccontato in diverse situazioni. La Condenser fa parte del Grupporeco, partner dei principali produttori di elettrodomestici: nello stabilimento di Ispra realizzava evaporatori per congelatori, fino a quando non si è trovata nel pieno della crisi del “bianco”.
Anni di difficoltà, procedure di cassa integrazione, esuberi. Da 280 dipendenti si scende a 109, ma non basta per sopravvivere: quest’estate la decisione di chiudere è definitiva, sancita con un accordo sindacale per la cessazione, con mobilità volontaria in cui si riesce a strappare un ulteriore anno di cassa integrazione straordinaria per i 109 operai.
Oggi sono al lavoro una ventina, ma la prossima estate per tutti (eccetto un paio di custodi) non ci sarà
alternativa al licenziamento. Per opporsi alla fine della Condenser, il deputato del Movimento Cinque Stelle Cosimo Petraroli ha depositato l’altroieri un’interrogazione parlamentare ai ministri dello sviluppo economico e del welfare. «I motivi della chiusura, a detta dell’amministratore (l’ingegner Vincenzo Locatelli, titolare del Grupporeco, ndr), sarebbero principalmente due: la delocalizzazione nei Paesi esteri dei principali clienti e la scelta di altre società di realizzare i componenti nel proprio Paese – sottolinea il deputato grillino nella sua interrogazione – ma i 109 operai, tutti nella fascia d’età compresa tra 40 e 50 anni, resteranno senza impiego, con le ovvie difficoltà dovute al ricollocamento di chi, non giovanissimo, è ancora troppo lontano dall’età pensionabile. Si prospetta per loro un futuro alquanto cupo».
Ai ministri Petraroli chiede di «promuovere iniziative, per quanto di competenza, per far ripartire lo stabilimento dando lavoro alle maestranze e rilanciare l’economia dell’area». Anche , consigliere pentastellata in Regione Lombardia, ha inoltrato una domanda per una audizione in commissione sul caso Condenser.
Ma , sindacalista della Fim-Cisl, vede poche prospettive realmente percorribili: «Sono quasi trent’anni che seguo questa azienda e per di più sono di Ispra. Con tutta la pacatezza, mi viene da dire che ho fatto tutto quello che si poteva fare per cercare di salvare la Condenser. Ma se si doveva fare qualcosa, ci si sarebbe dovuti muovere quando la trattativa era ancora in piedi».
Nei mesi scorsi, si era mosso anche il sindaco di Ispra, offrendo la propria mediazione, ed era emersa un’ipotesi per salvare un’unità di produzione, continuando ad impiegare 20-30 persone, ma alla fine è sfumata anche quella che era l’ultima spiaggia. «Parliamo di un’azienda che altri imprenditori probabilmente avrebbero già chiuso da almeno tre anni – sottolinea Marasco – io spero sempre che all’ultimo momento possano ripresentarsi delle prospettive per Ispra, ma ci vorrebbe un miracolo. Oggi ci stiamo interessando con la Regione per i fondi per i corsi di riqualificazione per chi dovrà ricollocarsi».