Due morti in due settimane. Due incidenti che nella loro drammaticità si sono guardati, specchiati, copiati. Due ciclisti investiti, a Gallarate, a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Due tragedie che, a mente fredda, devono far riflettere perché questi sono incidenti che possono essere evitati, queste sono lacrime che possono essere prevenute.
Il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, ci ha pensato eccome e ha trovato un modo per parlare ai suoi cittadini. «Dobbiamo – ha detto – fare prevenzione. Dobbiamo spiegare a chi utilizza la bicicletta come percorrere le nostre strade in sicurezza. Soprattutto nei punti più a rischio, come le rotatorie dove hanno perso la vita una ragazzo di appena 27 anni e un uomo di 39». Il sindaco e l’assessore alla Sicurezza Francesca Caruso hanno pensato al modo migliore per veicolare questo messaggio,
a un volto che fosse riconosciuto da tutti e da tutti ascoltato: Ivan Basso. Il campione cassanese, vincitore per due volte del Giro d’Italia e ciclista conosciuto in tutto il mondo, non si è tirato indietro: anzi. «Gli abbiamo chiesto di spiegare come comportarsi quando in bici si percorrono le strade cittadine. I mezzi pesanti, coinvolti nei due incidenti mortali dei giorni scorsi, sono veicoli con i quali si deve imparare a “convivere”. Ma anche le auto sono veicoli che possono rappresentare pericoli. C’è poi una componente di imprudenza da parte dei ciclisti che deve essere limitata. Noi non abbiamo una soluzione, ma Basso sì. Dall’alto della sua professionalità e della sua esperienza può davvero darci consigli utili. Ci piacerebbe anche che Ivan andasse nelle nostre scuole per delle lezioni a tu per tu con i nostri ragazzi: loro ne sarebbero entusiasti, lui riuscirebbe a passare il messaggio giusto».
Già: la prevenzione. Il comune di Gallarate. attraverso al progetto Amicus finanziato dalla Regione ha monitorato le principali arterie viabilistiche della città e compreso come intervenire. «Ma – continua Cassani – n on possiamo essere ovunque. E perciò ecco che la prevenzione diventa imprescindibile, soprattutto a protezione della fascia più debole tra coloro che attraversano la città, ovvero i ciclisti».
E Basso? «È molto importante – dice il campione cassanese – che un sindaco decida di fare un passo come questo in risposta a due fatti tragici, e mi congratulo con lui. Durante tutta la mia carriera ho sempre insistito tanto su due punti: l’importanza di utilizzare la bicicletta anche negli spostamenti di tutti i giorni, la necessità di farlo nel modo più sicuro. Imparando le regole e la convivenza con gli altri utenti della strada, e soprattutto indossando sempre il casco». Questo è un elemento fondamentale, sul quale Basso non ammette deroghe. «Io sono stato uno dei primi a mettere sempre il casco in gara, anche quando non era obbligatorio. Questo perché in una delle mie prime corse da professionista, un Giro del Mediterraneo, ero senza casco e sono caduto malamente picchiando la testa e rimediando un trauma cranico. Da quel giorno, non l’ho più tolto: in corsa come in allenamento. E nel 2011, mentre ero sull’Etna a preparare il Tour, una ruota si è infilata in una griglia sulla strada e io sono finito per terra battendo la faccia. Non avessi avuto il casco sarei morto, sicuramente».
Il casco salva la vita, insomma: «Mia figlia Domitilla, quando è bel tempo, va a scuola in bici. All’inizio non voleva mettere il casco, si vergognava, temeva che i compagni la prendessero in giro. Ora invece è a capo di un gruppo che sensibilizza l’utilizzo della bicicletta per andare a scuola e l’utilizzo del casco, sempre e comunque. È davvero troppo importante, per tutti». Il messaggio di Ivan basso è chiaro: «Usate la bici: per andare a scuola ma anche per andare al lavoro, per piacere personale ma anche per stare bene. Però usatela con la testa: l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e quando si va per terra in bicicletta non c’è una carrozzeria che ti protegge, non c’è l’airbag. Ecco perché sono felicissimo di accogliere l’invito del sindaco Cassani, e sarò felicissimo di parlare con i ragazzi di Gallarate per raccontare la mia storia e passare il messaggio più bello di tutti. La bicicletta ci unisce: è stato il primo regalo che i nostri genitori ci hanno fatto. E la bicicletta ci accompagna per tutta la vita. Bisogna imparare ad usarla, e imparare a usarla bene. Con gli occhi aperti, utilizzando le piste ciclabili. E con il casco sempre in testa».