Stefano Sottili è l’emblema della varesinità, pur essendo un toscano puro sangue. Perché è un uomo capace di soffrire ed amare Varese lo stesso, nonostante abbia passato qui sotto il Sacro Monte una delle stagioni professionalmente più difficili della sua carriera, e non è così facile, se ci pensate.
Soprattutto però, Stefano Sottili è un uomo che, a distanza di anni e chilometri, non riesce a nascondere il suo amore sincero per questa gente, per questa maglia, per questa città. E lo fa a cuore aperto, il giorno prima di un esordio storico come quello di Besozzo.
Ed il suo in bocca al lupo prima di Verbano Varese suona come un caloroso abbraccio ad un amico, il suo Varese: «Io non posso che augurare sempre il meglio alla città di Varese, alla sua gente fantastica. E amo Varese nonostante sia stata la mia stagione peggiore in panchina, perché ho subito non uno ma due esoneri. Torno ancora a trovare il mio amico Luca Alfano oppure Silvano al Cuor di Sasso, molte persone da Varese ancora mi chiamano per salutarmi,
per farmi i complimenti per i risultati, le vittorie oppure per tirarmi su dopo le sconfitte. Quindi per me è impensabile non avere parole di buon auspicio per questa nuova avventura del Varese, auguro a tutti quei tifosi unici il meglio».
Gli ultimi mesi li ha passati pensando alla sua nuova avventura a Bassano del Grappa, però con occhi ed orecchi fissi verso Varese: «Queste vicissitudini le ho vissute con l’amaro in bocca, perlomeno per quanto successo fino a qualche mese fa. Però come ho sempre detto, le proprietà passano, gli allenatori, i giocatori, i dirigenti passano anche loro, ma ciò che resta è l’amore sincero della gente verso la squadra della propria città e verso i propri colori, aldilà delle difficoltà e di tutti i soprusi. E la rinascita del Varese è l’esempio di tutto ciò».
Il Varese rinasce con un azionariato popolare, che presto diventerà un consorzio, e mister Sottili si toglie il cappello davanti a questo atto d’amore della città, dei varesini: «Il senso di appartenenza è qualcosa di unico, identificato in un territorio, nell’amore verso la squadra per la quale tifiamo. E credo che a Varese abbiano elevato al massimo livello questa caratteristica, è una leva che hanno sfruttato nel modo giusto, una leva talmente importante da essere in grado di far ripartire progetti e squadre che sembravano più morte che vive. Il senso di appartenenza ha riacceso nella gente una fiammella, che è la passione. Perché in fin dei conti siamo tutti un po’ patrioti, nelle rivalità tra paesi, tra contrade come nel Palio di Siena, siam animati da passione, coinvolgimento emotivo, tradizioni. Sono caratteristiche italiane, varesine, non vanno perse».
Varese è una piazza calda, passionale, in cui Sottili è stato benissimo: «Varese è una piazza particolare, chi non l’ha vissuta fa fatica a comprendere quanto si stia bene qui. Me l’avevano confermato anche Sannino e Maran. Varese ti entra dentro, difficilmente chi sta a Varese non riesce a legarsi al binomio formato dalla tranquillità settimanale e alla passione per la squadra nel weekend. Si vive in un ambiente famigliare, che è comune anche al basket, mi dicono». Non gli dispiacerebbe nemmeno tornare: «Qualcuno mi ha detto che quando è tornato Sannino ha vinto, magari capiterà anche a me. A Varese direi sempre di sì, ci sono davvero legato». Domani però è il giorno del Varese Calcio, di Giuliano Melosi, di Francesco Luoni e di tutti gli altri: «Mi auguro sia l’inizio di un cammino che riporterà il Varese dove merita di stare, in alto, in Serie B».