In campo e fuori cantiamo assieme come i 400 di Roma

Il commento pre partita di Andrea Confalonieri

Se il Varese è ancora quello che conosciamo, e non avremo dubbi a riconoscerlo finché esisteranno Bettinelli – e Zecchin, Corti, Neto – che ne incarnano la vita (non quella della serie A sfiorata ma quella nata sul marciapiede e nella fogna dove siamo cresciuti), ha iniziato a vincere questa partita a dieci minuti dalla fine della sfida all’Olimpico con la Lazio. Ha iniziato a vincere quando Gianluca ha guardato in faccia quattrocento “ragazzi” (il Varese per loro e per noi è un sogno da bambini) e, con la squadra sotto tre a zero, ha detto queste parole: «Sabato dobbiamo vincere con l’Entella senno’ son cazzi… Vediamo di caricare i ragazzi, li chiamiamo qua sotto e li convinciamo che restiamo in serie B».

A quel punto è partito un urlo a metà tra l’invocazione e il comandamento religioso, quattro parole che hanno fatto più rumore di una valanga, ripetute all’infinito, come uno schiaffo-carezza alla squadra che continuava a perdere ma in quel momento iniziava a vincere, con tutto la forza della voce e tutto il peso dell’anima: «Resteremo-resteremo-resteremo in serie B». Da quel martedì all’Olimpico, rimbombano nelle orecchie ed escono sotto la doccia, mentre guidiamo e anche adesso che stiamo scrivendo.

Perché in quell’istante, 500 chilometri lontano da qui, il Varese ha trovato la chiave della salvezza, l’unica possibile: i suoi tifosi. E la loro capacità di penetrare nelle vene della squadra, scavando un solco dove il sangue corre più veloce del vento, trasformandosi in una lava che travolge, sconvolge, avvolge. Quattrocento persone guardano negli occhi la fine del Varese ma non si piegano invocando, urlando e chiamando a raccolta altre persone come loro: potrete pure spararci ma noi (il noi che tracima nel voi) resteremo in serie B. Perché non s’è mai visto un esercito perdere una guerra se è disposto a morire. Se non ha paura delle lacrime, delle preghiere, dei punti in meno, dell’assenza di un futuro e di un progetto sportivo, di un mercato invernale da brividi (occhio a chi si vende: la metà di De Luca può starci ma chi rappresenta la maglia e la onora non si tocca).

Nb 1: la cavalletta Sheikh è già saltata (scappata) dal Varese alla Pro Vercelli e al Brescia. Qualcuno che gli aveva creduto dovrebbe scappare con lui. E scusarsi con Lo Nero.

Nb2: Spartaco ha finito la settimana più dura della sua vita, ora ne avrà una di riposo. Avete ancora un debito con lui, ricordate, ragazzi del Varese?