Un minuto di silenzio prima di iniziare una serata. Perché godersi il meritato divertimento è giusto, ma senza dimenticare che per molte persone la parole divertimento non esiste. E non esistono nemmeno parole che dovrebbero far parte della nostra vita normale, ovvero libertà e diritti.
I fatti stanno avvenendo in Cecenia, dove alemno una centinaio di persone gay, o anche solo sospettate di essere gay, sono detenute illegalmente in un centro di prigionia, qualcosa di molto simile a un vero e proprio campo di concentramento, che si troverebbe ad Argun, località che dista appena 15 chilometri dalla capitale del Paese, Groznyj.
Le notizie sono frammentarie, a causa della cortina di silenzio e delle difficoltà che la stampa libera ha da sempre a riportare i fatti che avvengono in territori come la Cecenia.
Secondo due testimonianze, raccolte dal quotidiano indipendente russo Novaya Gazeta (lo stesso giornale per il quale lavorò Anna Politkovskaja, giornalista nota per le sue inchieste in Cecenia, nonché oppositrice di Putin, morta assassinata nel 2006 in circostanze mai chiarite), gli uomini detenuti verrebbero sistematicamente torturati. Almeno tre le vittime, stando al bilancio di due settimane fa.
«Ci hanno fatto l’elettroshock. Era molto doloroso. Ho resistito finché non ho perso i sensi e sono caduto a terra — sono i racconti dei testimoni riportati dal giornale russo e ripresi da alcuni quotidiani in Italia, come il Corriere della Sera —. Ci picchiavano con dei tubi. Sempre sotto la vita. Ci dicevano che siamo “cani che non meritano di vivere”».
Altre denunce sono state raccolte dalla Ilga, l’associazione più importante in Europa della rete Lgbti, e dagli attivisti gay russi, che hanno istituito anche un numero riservato e che garantisce l’anonimato per vittime e testimoni.
Le persecuzioni sono iniziate verso la fine di febbraio.
Un uomo sarebbe stato arrestato dalla polizia, perché si trovava sotto l’effetto di droga, e sul suo cellulare sarebbero state trovate immagini «a contenuto omosessuale». Oltre ai numeri di telefono di altri gay.
Da questo fatto, sempre secondo la ricostruzione di Novaya Gazeta, sarebbero partire le “epurazioni”.
Dal momento che in Italia, e a livello internazionale, queste persecuzioni stanno passando sotto silenzio, e non si assiste ad una presa di posizione e di denuncia da parte delle istituzioni, come in altri casi, l’indignazione sta salendo. E Vito Lionetti, gestore del locale Il Salotto, insieme ai suoi collaboratori, ha deciso di lanciare un’opera di sensibilizzazione, «per far sapere a tutti quello che sta avvenendo in Cecenia. Dove le persone omosessuali sono perseguitate, arrestate e torturate. D’ora in avanti, prima dell’inizio di ogni serata, osserveremo sessanta secondi di silenzio».
Una forma di protesta. Che entra in un locale che, accanto al divertimento, non si è mai tirato indietro di fronte alle battaglie per i diritti civili.